Un nuovo rapporto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile dimostra che la green economy in Italia continua a diffondersi, con un 42% delle aziende che cresce ed esporta di più grazie all’economia verde. Non solo hanno resistito alla crisi, ma prevedono migliori prospettive per l’anno prossimo. Cresce soprattutto l’efficientamento, mentre ĆØ ferma la mobilitĆ sostenibile.
La green economy nel nostro Paese cresce e si sviluppa. Sono migliaia di aziende, che rappresentano il 42% delle imprese italiane, guidate anche da giovani e con una forte presenza femminile, più che in altri settori. Ć parte dell’identikit delle imprese green italiane secondo il rapporto presentato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in occasione di Ecomondo, la rassegna delle tecnologie verdi finita ieri e che si ĆØ tenuta presso la fiera di Rimini.
Il 42% delle imprese italiane ha un’anima verde e lavora in quasi tutti i settori: agricoltura, industria, edilizia, servizi e commercio. Il 27,5% produce beni di qualitĆ ecologica e servizi ambientali, mentre il restante 14,5% ha adottato modelli di gestione green, ovvero misure per ridurre di rifiuti, limitare gli incidenti o migliorare la qualitĆ dei prodotti in questa ottica.
In particolare, la green economy ĆØ forte nellāindustria (440mila aziende), nellāedilizia (oltre 500mila), nellāagricoltura (1,4 milioni), nel commercio e nel turismo (un altro 1,4 milione) e infine nei servizi (1,6 milioni). Sono realtĆ piccole nellā86,5% dei casi, guidata da imprenditori d’etĆ fra i 40 e i 59 anni. Crescono di più che le loro controparte non green: oltre il 21% delle aziende verdi ha visto incrementare il fatturato nel 2014, mentre solo il 10,2% delle imprese “tradizionali”.
DifficoltĆ nel settore delle rinnovabili
āDalla relazione emerge che le imprese green sono ormai una parte decisiva e qualificante dellāeconomia italiana ā ha dichiarato lāex ministro dellāAmbiente Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ā non mancano tuttavia le difficoltĆ , come nelle fonti rinnovabili. Ma le imprese di questo genere restano la parte più dinamica del sistema produttivo italiano, le uniche in grado di qualificare, rendere consistente e duratura la ripresa anche economica del Paeseā.
In effetti, il taglio retroattivo degli incentivi alle rinnovabili ha fatto crollare del 71% degli investimenti nel 2014, con forti ripercussioni a livello occupazionale. Per fortuna, il crollo ĆØ stato controbilanciato da altri ambiti come lāefficienza energetica (40mila addetti diretti ogni anno, 60mila con lāindotto, fra 2006 e 2013 grazie ai bonus per la riqualificazione). Ricordiamo che ĆØ possibile avere energia pulita a casa con le tariffe energia verde (qui si possono confrontare), come dimostrato dal portale SosTariffe.it.
āQuando parliamo di green economy non dobbiamo mai dimenticarne lāobiettivo: assicurare energia, risorse e cibo a 7 miliardi di persone che abitano il pianeta ā ha spiegato Gian Luca Galletti, ministro dellāAmbiente ā parliamo di garantire uno sviluppo che non aggravi i cambiamenti climatici. Questo lo scenario ma oggi il comparto verde ĆØ ovviamente anche una grande leva industriale: i Paesi che arriveranno per primi sullāeconomia circolare saranno più competitiviā.
Fra le altre tendenze segnalate nel rapporto la diminuzione delle emissioni di gas serra (nel 2014 in Italia pari a 410 milioni di CO2eq, in calo progressivo dal 2005), la riduzione dei rifiuti urbani (-9% fra 2010 e 2013, differenziata al 42,3%), e i progressi nellāagricoltura di qualitĆ .
Forti ritardo, dall’altro canto, in materia di mobilitĆ sostenibile: il 91% degli italiani si muove ancora su gomma, il 6,6% con le ferrovie, il 2% in aereo. Dopo il Lussemburgo, il nostro Paese possiede il più alto tasso di motorizzazione dellāUE con 61 automobili ogni 100 abitanti.