Il kebab è sicuro e sano, parola d’esperto

Niente più pregiudizi nei confronti del kebab: secondo Claudio Monaci, direttore del Dipartimento Veterinario dell’Asl di Milano, la carne con cui viene preparata non è di per sé meno sicura o meno salutare rispetto ad altre. La smentita di quanto sostenuto da recenti vicende che hanno visto il piatto arabo accusato di essere prodotto non solo con scarti di macelleria, ma addirittura con denti, occhi e chi più ne ha, più ne metta arriva dalle pagine di Puntarella Rossa, che ha intervistato l’esperto chiarendo quali sono i controlli cui sono sottoposti il kebab e gli esercizi commerciali in cui viene venduto.

Monaci ha spiegato che non tutti gli spiedi di kebab che vengono venduti in Italia sono prodotti sul territorio nazionale, ma che anche la composizione di quelli preparati in altri paesi dell’Unione Europea (soprattutto in Germania) è certificata e garantita da opportune etichettature. A meno di menzogne, quindi, non c’è motivo di preoccuparsi del contenuto dello spiedo. Per quanto riguarda, invece, la sicurezza dal punto di vista igienico, sono le Asl a condurre controlli mirati per garantire gli standard imposti per legge e fino ad oggi sono stati rilevati solo problemi isolati.

Parlando, in particolare, delle ispezioni condotte dall’Asl di Milano, l’esperto ha raccontato che tutti gli anni viene controllato il 70% delle strutture che vendono kebab, dove vengono verificati l’origine della carne, il modo in cui viene gestita sia prima, sia dopo la cottura e le condizioni igieniche dei locali. Non solo, nel 10% di questi esercizi commerciali vengono raccolti campioni successivamente inviati a laboratori in grado di rilevare eventuali contaminazioni microbiologiche.

Nel triennio 2010-2012

ha spiegato Monaci a Puntarella Rossa,

sono stati campionati 28 punti kebab per un totale di 140 unità campionarie: per tutti i parametri di sicurezza alimentare l’analisi ha sempre dato esito favorevole. Questo depone a favore della sicurezza dal punto di vista alimentare di questo prodotto.

Qualche eccezione c’è però stata: 7 campioni sono risultati positivi alla presenza di batteri simili all’Escherichia coli. In casi come questi si procede a igienizzazioni straordinarie e all’imposizione di nuove procedure per l’autocontrollo. Nessuna traccia, invece, di altri microrganismi che potrebbero compromettere la salubrità della carne, delle verdure e delle salse utilizzate per preparare panini e piadine, come la salmonella, la listeria o lo stafilococco.

Ultimo aspetto, il contenuto di grassi saturi della carne. Di per sé il kebab non ne contiene più della carne non infilzata sullo spiedo. Non solo, il metodo di cottura aiuta a ridurre la quantità di grassi ingerita dal consumatore. Essendo verticali, le griglie utilizzate fanno sì che il grasso non si depositi sulla carne.

Niente condanne a priori, quindi. Certo, se non si vuole ingrassare è meglio non esagerare con salse, patate fritte e tutta la varietà di ingredienti che si possono avvolgere con la carne nella piadina, ma di sicuro non è così facile morire addentando un kebab.