Di che cosa si parla quando si parla di “cucina bio”?
Bios in greco antico significava vita, in senso dinamico: non tanto l’esistenza come autocoscienza, ma quella facoltà dall’origine misteriosa capace di rendere i viventi diversi da ciò che resta inerte.
Partiamo così da molto prima che si accendano i fornelli.
L’aggettivo “biologico” affianca le produzioni di un certo gruppo di agricoltori e operatori del primo settore che hanno rinunciato all’utilizzo di prodotti chimici di sintesi nelle varie fasi della coltivazione, trasformazione e stoccaggio. Costoro hanno bandito dalle loro produzioni diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti, coloranti e conservanti non naturali, cioè prodotti sinteticamente in laboratorio.
Rendere diversi gli elementi vitali da quelli inerti: l’agricoltura biologica si è smarcata da quella industriale per fare risorgere il gusto del pomodoro dall’involucro di plastica che pareva averlo inghiottito sotto le luci della grande distribuzione. E il pomodoro vale come esempio per ogni prodotto ortofrutticolo.
Da qualche anno a questa parte, i prodotti bio sono diventati accessibili pressoché a chiunque.
La maggior parte dei consumatori, infatti, è disposta a spendere di più per mangiare più sano. Questo non significa che sia disposta anche a informarsi di più per lo stesso motivo. Ma, tant’è, si è sviluppato un nuovo territorio del commercio: gli stessi grandi magazzini sono oggi provvisti della propria linea di prodotti bio.
La cucina bio amplia il discorso dalla coltivazione alla preparazione. Cosa vuol dire cucinare in modo biologico?
In primis, significa certo utilizzare come materia prima quei prodotti di cui sopra, i quali rispettino cioè certi criteri di garanzia.
In secondo luogo, questa cucina vuole utilizzare solo quei prodotti che la stagione offre (niente fragole a ottobre, quindi), rispondendo alla necessità di limitare i consumi e diminuire l’impatto ecologico della nostra specie sul pianeta che la ospita.
Può essere contradditorio voler tornare a uno stile di vita contadino, per così dire, nella vostra cucina in piena città. Ma non dovete spaventarvi: imparare a cucinare biologico può essere una risposta, per quanto personale e limitata, alle minacce ecologiche di cui si legge sui media oggi, quando a Parigi delegazioni di tutto il pianeta si impegnano a darsi delle regole per diminuire l’impatto ecologico del nostro stile di vita. Cominciamo dal piccolo, dall’individuale!
Non hai mai sentito niente di tutto ciò? C’è sempre una prima volta.
Il mio consiglio è, in prima battuta, semplice: fai più attenzione a ciò che metti in dispensa.
Secondo, fai attenzione a come lo usi.
Per prendere maggiore consapevolezza riguardo a ciò, non sarebbe male frequentare un bel corso di cucina biologica, appunto.
Con ogni probabilità, nella città dove vivi ci saranno già dei corsi del genere, magari nel piccolo ristorante che ha aperto poco tempo fa nel tuo quartiere.
Incomincia a fare una ricerca, con comodo, dal pc di casa tua. Bakeca è un sito di annunci online che ospita diversi tipi di corsi di formazione. Dacci un’occhiata, potresti trovare il modo di rendere la tua cucina più varia, rispettando la natura di più rispetto a quanto eri abituato a fare.