L’ipofosfatemia è una condizione legata alla presenza di fosfato nel plasma inferiore a 2,5 mg/dl. Quali sono le cause? Come contrastare questo sintomo? Quando rivolgersi al medico? Analizziamo meglio questo disturbo nei seguenti paragrafi.
Indice rapido
Cos’è l’ipofosfatemia?
Si parla di ipofosfatemia quando i livelli di fosfato plasmatico (PO4) sono inferiori a 2,5 mg/dl. Il fosfato è un elemento principale di diversi composti cellulari ed ha un ruolo prioritario in numerosi processi metabolici. I suoi livelli devono quindi essere regolari per assicurare un corretto funzionamento dell’organismo.
Le cause vanno dall’abuso di alcol alle ustioni, dal digiuno prolungato fino all’uso di diuretici. Tale condizione si verifica molto spesso nei pazienti alcolisti ospedalizzati.
L’ipofosfatemia acuta clinicamente significativa si verifica in quei casi che possono dipendere da: alcalosi respiratoria grave, rialimentazione dopo un lungo periodo di denutrizione, nutrizione parenterale totale, ustioni gravi, disturbo da uso di alcol acuto e fase di recupero della chetoacidosi diabetica.
Un’ipofosfatemia cronica dipende generalmente da un ridotto riassorbimento renale di fosfato nel plasma e le cause principali sono: aumento del livello di ormone paratiroideo, mancanza di vitamina D, disturbi ormonali diffusi, uso prolungato di diuretici, intossicazione da teofillina, squilibri elettrolitici. Tale situazione si aggrava ancora di più in seguito a digiuno prolungato o malassorbimento dei nutrienti (condizione tipica degli alcolisti) ed ingestione prolungata di grandi quantità di alluminio chelante il PO4.
In genere l’ipofosfatemia è asintomatica, ma nei casi gravi può essere associata a debolezza muscolare, convulsioni, encefalopatia progressiva, coma, insufficienza respiratoria ed insufficienza cardiaca.
Una diminuzione della quantità di fosfato o dell’assorbimento intestinale può dipendere da una malnutrizione cronica, stati infiammatori, diarrea copiosa o interventi chirurgici.
Come curare l’ipofosfatemia?
Per curare l’ipofosfatemia il medico deve diagnosticare la causa e poi procedere alla somministrazione orale di PO4, indicata per pazienti asintomatici. In alternativa il PO4 parenterale può essere somministrato per via endovenosa nei seguenti casi: quando il PO4 sierico è inferiore a 1 mg/dl; quando sono presenti rabdomiolisi, emolisi o sintomi a carico del sistema nervoso centrale; quando non è possibile procedere alla reintegrazione orale per via della malattia di base.
É consigliabile integrare l’alimentazione con il calcitriolo, il metabolita attivo della vitamina D, soprattutto per le donne in menopausa, per i soggetti allettati o ricoverati in residenze per anziani e quindi con una scarsa esposizione solare. L’assunzione va comunque gestita sotto stretto controllo medico, poiché un quantitativo eccessivo potrebbe determinare problemi di iperfosfatemia.
Rimedi naturali
L’alimentazione incide sull’insorgenza di sintomi come l’ipofosfatemia, quindi bisogna assumere fonti alimentari di fosforo come cibi ricchi di proteine. Tra questi rientrano semi dei cereali, legumi, latte e latticini, carne, uova e verdure.
L’ipofosfatemia è spesso associata a disturbi dell’alimentazione e soprattutto a problemi di alcolismo. In questi casi è consigliabile affidarsi a personale competente e seguire a terapie di gruppo per disintossicarsi dall’alcol. Risulta molto importante la famiglia, che deve far sentire la sua presenza per supportare psicologicamente il soggetto.
Quando rivolgersi dal medico?
L’ipofosfatemia acuta grave può avere conseguenze gravissime, perfino la morte. Se quindi dovessero palesarsi alcuni dei sintomi indicati, è opportuno rivolgersi quanto prima ad un medico.
Quali malattie può causare?
Le patologie associate sono:
- alcolismo;
- anoressia nervosa;
- chetoacidosi diabetica;
- iperparatiroidismo;
- ipotiroidismo;
- morbo di Cushing;
- sindrome di Fanconi;
- ustioni.