Il ruolo di iodio e selenio nella tiroide: cosa devi sapere per la salute

Come sappiamo, la tiroide è quella ghiandola endocrina che si occupa della regolazione del metabolismo ma anche di crescita e sviluppo. Il corretto funzionamento di tale ghiandola, quindi, dipende in larga misura dalla disponibilità di specifici micronutrienti atti a migliorarne il funzionamento. Tra questi spiccano senza dubbio lo iodio e il selenio, elementi che svolgono ruoli sinergici e complementari nella sintesi del metabolismo degli ormoni tiroidei. Andiamo quindi a scoprire nel dettaglio tutte le loro funzionalità.

L’importanza dello iodio nella funzione tiroidea

Lo iodio è un componente essenziale degli ormoni tiroidei, ovvero la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). La sua presenza è cruciale per la sintesi di tali ormoni, poiché essi finiscono per regolare numerose funzioni metaboliche dell’organismo. Infatti, una carenza di iodio può portare a una ridotta produzione di questi ormoni, andando a causare così un aumento compensatorio dell’ormone tireostimolante (TSH) da parte dell’ipofisi. Tale incremento stimola la tiroide, la quale può ingrossarsi andando a formare il gozzo o portando all’ipotiroidismo.

Al fine di prevenire tali condizioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un apporto giornaliero di iodio che sia di circa 150 microgrammi per gli adulti e di 250 durante i periodi di gravidanza e allattamento. Le fonti alimentari ricche di iodio si possono trovare nel pesce, nei crostacei ma anche nei latticini e nelle uova. In alcuni luoghi, inoltre, l’uso di sale iodato è promosso come misura efficace per l’assunzione adeguata di questo micronutriente.

Il ruolo del selenio nella salute tiroidea

Il selenio, invece, è un oligoelemento presente in elevate concentrazioni all’interno della tiroide, rispetto ad altri tessuti corporei. Esso è fondamentale per il funzionamento delle selenoproteine, ovvero di enzimi specifici che possono essere:

  • Glutatione perossidasi (GPx), che protegge la tiroide dai danni ossidativi, andando a neutralizzare i radicali liberi che vengono prodotti durante la sintesi degli ormoni della tiroide.

  • Iodiotironina deiodinasi, cioè l’enzima responsabile della conversione di T4 a T3, in modo tale da regolare a livello periferico l’attività metabolica.

  • Tioredoxina reduttasi, la quale contribuisce alla protezione delle cellule della tiroide dai processi di stress ossidativo.

Quando si verifica una potenziale carenza di selenio, si può arrivare a compromissione dell’attività di queste selenoproteine e, di conseguenza, a una ridotta conversione di T4 in T3, con l’aumento di danni ossidativi alla ghiandola tiroidea. Tale scenario può favorire lo sviluppo di patologie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto, oltre che contribuire all’ipotiroidismo.

La sinergia alimentare tra iodio e selenio

Sempre a proposito di apporto adeguato di iodio e selenio attraverso l’alimentazione, ecco alcuni cibi attraverso cui è possibile trovarli:

  • Noci del Brasile

  • Pesce (soprattutto tonno, salmone e sardine)

  • Carni (specialmente le frattaglie)

  • Uova

  • Cereali integrali

Addirittura, in caso di presenza di patologie tiroidee autoimmuni o in aree geografiche con suolo povero di selenio, si potrebbe arrivare a considerare un supplemento di selenio, rigorosamente sotto osservazione medica. In questi casi però la cautela è fondamentale, perché un eccesso di questi micronutrienti può generare effetti avversi.

In ogni caso, soprattutto per chi risiede nel Sud Italia, qualora si presentassero disturbi potenzialmente legati alla tiroide è sempre consigliabile consultare uno specialista che proponga una cura per ipotiroidismo a Napoli e nelle zone limitrofe, al fine di effettuare valutazioni approfondite e scegliere le migliori opzioni di trattamento possibili.