Tumore del colon retto, quando e come si fa la prevenzione secondaria

Il tumore è purtroppo una malattia che mette a rischio la vita delle persone. A prescindere dagli organi interessati, per poter avere alte aspettative di vita è indispensabile una diagnosi precoce che permetta ai trattamenti di essere più efficaci. Vediamo quando e come si fa la prevenzione secondaria per il tumore del colon retto che oggi è tra i più diffusi sia nella popolazione maschile che in quella femminile.

Il tumore del colon retto

Secondo le ricerche effettuate negli ultimi anni, il tumore del colon retto è uno tra i più diffusi. Si tratta di un cancro che colpisce i tessuti del colon ossia la parte più lunga dell’intestino crasso oppure quella della zona del retto, più vicina all’ano. Come succede anche per altre forme di tumore, anche quella del colon retto viene causata da una crescita incontrollabile delle cellule che compongono i tessuti interessati.

Statisticamente per ogni caso di tumore del retto, ce ne sono tre che interessano la zona del colon e tra l’altro hanno differenti manifestazioni cliniche. Queste differenze inducono il professionista anche nel prendere in considerazione dei trattamenti differenti per cui si può scegliere un approccio locale attraverso radioterapia e chirurgia oppure sistemico a base di chemioterapia, immunoterapia e terapie biologiche e molecolari.

Oggi il 10% di tumori complessivamente diagnosticati in tutto il mondo, è rappresentato dal tumore del colon retto che peraltro è terzo per incidenza dopo il cancro del seno e del polmone.

Molto raramente si sviluppa prima dei 40 anni mentre tra i 60-75 c’è la maggiore incidenza. In Italia ogni anno ce ne sono oltre 43.000 casi di cui 20.000 circa donne e 23.500 uomini.

Fattori di rischio del tumore del colon retto

I fattori di rischio sono legati alle abitudini di vita con particolare riferimento al regime alimentare ma anche ad altre cause di tipo non ereditario e genetico. Grazie ad alcune ricerche, è stato possibile dimostrare come in corrispondenza di una dieta caratterizzata da elevato consumo di grassi e di proteine animali con relativa povertà nel consumo di fibre, si riscontri un aumento della probabilità di sviluppo di un tumore intestinale.

Viceversa se c’è un alto consumo di frutta e di vegetali questa percentuale si abbassa in quanto questi prodotti sembrano avere un ruolo protettivo. Ulteriori fattori di rischio sono le condizioni di obesità o comunque di sovrappeso. A questi aspetti va sommato anche il fattore genetico per cui una certa predisposizione del corpo ad ammalarsi di tumore del colon retto. Se in famiglia ci sono stati già dei casi allora è bene sottoporsi a controlli frequenti in maniera tale da avere una diagnosi precoce e gestire il tutto con maggiore semplicità. Poi ci sono i cosiddetti fattori non ereditari i quali fanno sempre riferimento allo stile di vita. In particolare, la sedentarietà, il fumo e l’età anagrafica incidono da un punto di vista statistico. Ci sono inoltre delle malattie infiammatorie croniche che colpiscono l’intestino e che possono dar vita a un tumore di questa parte del corpo come la rettocolite ulcerosa oppure il morbo di Crohn.

L’importanza della diagnosi precoce

La diagnosi precoce insieme ai trattamenti previsti, rappresenta la migliore arma a disposizione dell’uomo per poter guarire da un tumore al colon retto. Si parla di diagnosi precoce quando si riesce ad individuare il tumore in uno stadio primitivo per cui risulta esso molto piccolo e non c’è stata diffusione verso gli organi vicini. In questo caso, si parla di prevenzione secondaria. Invece la prevenzione primaria è quella in cui ci sono una serie di comportamenti e terapie che hanno come obiettivo quello di prevenire la formazione del tumore. Nel caso specifico del tumore del colon retto, la prevenzione primaria può essere effettuata essenzialmente regolando il proprio regime alimentare adottando una dieta ricca di fibre, frutta e verdura nonché povera di grassi, carni rosse e lavorate. Importante è anche l’attività fisica che deve avere come principale aspetto quello di tenere sotto controllo il peso corporeo. Invece, la diagnosi precoce deve essere gestita attraverso una serie di esami specifici che devono riguardare una ricerca del cosiddetto sangue occulto nelle feci non appena si superano i 50 anni di vita. Queste tempistiche però possono essere indubbiamente anticipate, iniziando prima dei 50 anni se c’è la presenza di una storia familiare per questo genere di cancro.

Come si fa la prevenzione secondaria

La prevenzione secondaria per il tumore del colon retto è dunque essenzialmente mirata ad una programma di screening che deve essere pianificato a seconda dell’età anagrafica e dell’eventuale familiarità. L’obiettivo essenziale è quello di avere una diagnosi precoce ed è per questo che in Italia si è consolidata l’idea di gestire il programma di screening sia nell’uomo sia nella donna nella fascia di età che va dai 50 fino ai 69 anni. Il primo esame che viene effettuato è quello della ricerca del sangue occulto nelle feci. Sul territorio nazionale diverse Regioni hanno deciso di attivare un proprio screening in tal senso avviando una campagna di sensibilizzazione nei cittadini che rientrano in questa fascia di età. Lo screening ha permesso di ottenere risultati importanti basta considerare che c’è stata una riduzione del 16% della mortalità per cancro del colon retto per quanto riguarda tutti coloro che sono stati invitati a sottoporsi al controllo del sangue occulto nelle feci. L’incidenza è arrivata addirittura a una riduzione del 25%, invece per la popolazione che, oltre ad essere stata invitata a sottoporsi all’esame, lo ha anche effettuato. Da sottolineare che l’iter prevede che, qualora dovesse risultare la presenza di sangue nelle feci, si dovrà procedere con un secondo esame ossia la colonscopia. Si tratta di una sonda che viene inserita nell’intestino per valutare in maniera precisa la condizione di salute del paziente. Dall’esito degli esami lo specialista avrà la possibilità di indirizzare il paziente rispetto al trattamento più adeguato che può essere un intervento chirurgico per asportare il tumore oppure altri trattamenti come chemioterapia e radioterapia.

Sintomatologia tumore al colon retto

Purtroppo i sintomi del tumore al colon retto sono quasi impercettibili, soprattutto quando la malattia è allo stadio iniziale, per cui il paziente tende a sottovalutare alcuni segnali che vengono lanciati dal corpo. Il principale sintomo che dovrebbe mettere in allarme è la presenza di sangue nelle feci. Non a caso il piano di screening a livello nazionale prevede proprio un test per valutare l’eventuale presenza di sangue occulto nelle feci. Inoltre anche l’irregolarità delle funzioni intestinali può essere un campanello d’allarme che dovrebbe indurre il paziente nel prendere in considerazione alcuni esami strumentali approfonditi come la colonscopia. Altra tipologia di sintomo che solitamente si palesa in queste situazioni è la perdita di peso ingiustificata. Nonostante il regime alimentare non sia stato modificato sia per quanto riguarda la tipologia di alimenti sia in termini di quantità, il corpo continua a perdere peso. Inoltre, c’è il classico dolore addominale, l’anemia e un continuo stimolo nell’andare a bagno anche dopo averlo appena fatto. Ulteriori sintomi e condizioni riguardano un perenne stato di affaticamento e debolezza.

Il tumore del colon retto è il terzo più incidente nel mondo e riguarda in maniera quasi equilibrata sia l’uomo che la donna. Importante per poter guarire dalla malattia è la diagnosi precoce che può essere ottenuta solo ed esclusivamente con la prevenzione secondaria basata sul test del sangue occulto nelle feci. Questo programma di screening solitamente viene avviato dopo i 50 anni di vita ma non c’è dubbio che tale attività vada anticipato nel caso di familiarità.