È un problema che interessa una moltitudine di persone, ma molto spesso sottovalutato.
Quella spiacevole sensazione di acidità di stomaco, l’impressione che la digestione non abbia mai fine e un bruciore indeterminato: il reflusso esofageo è un disturbo molto comune, che affligge persone di ogni sesso, di ogni età e con abitudini di vita anche molto diverse. Spesso non basta attendere con pazienza che i sintomi scompaiano, e se caffè invece di aiutare peggiora solo la situazione o il buon vecchio bicarbonato non riesce a calma la fastidiosa sensazione, forse è il momento di pensare a una soluzione medica, prendere un digestivo Antonetto e aspettare che faccia effetto. Resta il fatto che il reflusso è un disturbo tanto diffuso quanto sottovalutato, e pochi ne conoscono le cause e i sintomi. Per non farci trovare impreparati al prossimo episodio, cerchiamo di capire cos’è e come si manifesta il reflusso gastroesofageo.
Si parla di reflusso gastrico quando il contenuto acido dello stomaco risale le pareti dell’esofago. Di solito è un episodio anomalo che avviene sporadicamente, ma può accedere che questo disturbo diventi cronico, in determinate circostanze, e che non dia pace a chi ne soffre: in questo caso si parla più propriamente di “malattia da reflusso gastroesofageo”. Ma qual è il responsabile di tale disfunzione? Com’è possibile che il contenuto dello stomaco, sfidando la forza di gravità e la normale abitudine dell’organismo, risalga verso l’esofago e la gola? Alla base di questo anomalo comportamento vi è il cattivo funzionamento di una valvola chiamata cardias, posizionata alla fine dell’esofago e all’inizio dello stomaco, proprio tra i due organi: quando il cardias non funziona correttamente, il passaggio tra esofago e stomaco si apre e permette la risalita del cibo che è in fase di digestione nello stomaco.
La sensazione di acidità che avvertiamo alla base della gola e lungo l’esofago è dovuta proprio ai succhi acidi presenti nello stomaco, fondamentali per una corretta digestione, ma decisamente fastidiosi quando oltrepassano il cardias risalendo insieme al cibo che stanno scomponendo. I succhi gastrici acidi, infatti, hanno un forte potere corrosivo e irritativo, che difficilmente è sopportato dalle pareti degli organi al di fuori dello stomaco, che possiede una speciale “pellicola protettiva” creata appositamente per proteggere le proprie cellule dall’azione irritante dei succhi gastrici che lo stomaco stesso produce. Ovviamente l’esofago non è fatto allo stesso modo, e non possiede questa particolare protezione: è per questo motivo che risente gravemente della risalita dei succhi acidi dall’ambiente sottostante.
Tale situazione è alla base di un quadro sintomatologico specifico, composto da sintomi diversi e vari che possono comparire insieme o indipendentemente l’uno dall’altro in base alla personale predisposizione dell’individuo che soffre di reflusso gastroesofageo.
Tra i più frequenti, ricordiamo:
- Il bruciore di stomaco è sicuramente l’espressione sintomatica più frequente in chi soffre di reflusso gastrico. Consiste in un bruciore diffuso nella zona che si trova appena sotto il petto, ma spesso può arrivare a coinvolgere la zona della gola e della schiena, all’altezza delle scapole. La comparsa del bruciore di stomaco coincide con il momento della prima digestione, ovvero subito dopo i pasti, in particolare in concomitanza con particolari movimenti: il piegamento del busto in avanti oppure l’assunzione della posizione supina o sdraiata.
- A volte il bruciore di stomaco si intensifica e il reflusso gastroesofageo può degenerare in veri e propri rigurgiti. La sensazione, tristemente nota, è quella di un leggero conato di vomito, che però si traduce in piccoli rigurgiti di materiale acido misto a cibo semidigerito che arrivano fino alla zona più profonda della gola (raramente fino alla bocca).
- I rigurgiti di succhi acidi creano una spiacevole sensazione nel retro della bocca, dove si avverte un retrogusto acido e sgradevole; la prima reazione che ha chi la avverte si concretizza di solito nell’urgenza di bere o di assumere una sostanza rinfrescante. In alcuni casi questa sensazione si traduce in un’alitosi persistente.
- Molto spesso al reflusso sono associati alcuni sintomi che hanno come comun denominatore il dolore: mal di gola, l’infiammazione delle corde vocali (con conseguente raucedine), dolore o difficoltà nella deglutizione, dolore al petto, nel punto in cui si trova il cardias.
Sebbene di norma si riesca a tenere il reflusso esofageo facilmente sotto controllo, con l’aiuto di digestivi e delle buone abitudini dopo i pasti, ci sono casi in cui si possono verificare delle complicanze. La più comune è di certo rappresentata dalla tosse persistente e da respiro affannoso, dovuti al continuo bruciore; entrambi questi sintomi tendono a peggiorare di notte, in posizione distesa.
In rari casi il reflusso può sfociare in una vera e propria ulcera esofagea, una lesione della mucosa dell’esofago che si verifica quando le pareti dell’esofago sono sottoposte ripetutamente al movimento di risalita dei succhi acidi; l’ulcera, naturalmente, è causa di dolore e perdite di sangue dalla bocca.
Anche la stenosi esofagea può essere considerata una delle possibili complicanze del reflusso: è il restringimento innaturale del “tubo” cilindrico che costituisce l’esofago, causato da un accumulo di materiale cicatriziale, a sua volta dovuto alla precedente comparsa di ulcere esofagee.