Sono pochi i casi in cui una persona diventa obesa per disfunzioni dell’organismo, per la maggior parte, invece, è l’eccesso alimentare protratto nel tempo che genera disfunzioni organiche.
Spesso, si mangia molto e male, ci si nutre con sregolatezza, non si considera il reale fabbisogno energetico individuale tanto che, a volte, anche le riunioni tra amici diventano il pretesto per mangiare e bere a dismisura.
Ben presto ci si ritrova con un eccesso di adipe difficilissimo da eliminare anche adottando diete drastiche. Come se non bastasse l’accumulo di grasso va ad interessare l’apparato cardiocircolatorio e respiratorio e non raramente insorgono malattie gravi come il diabete.
Perché, allora, si mangia troppo?
Accanto all’ipotesi, forse banale, che l’uomo si nutra abbondantemente per ché è goloso e incapace di rinunciare a tutto ciò che provochi un piacere immediato, ce ne sono molte altre che contemplano fattori psicologici specifici.
Il Dott. Cosimo Santi, psicologo e psicoterapeuta, ci ha spiegato che l’assunzione abbondante di cibo, in alcuni individui, potrebbe colmare delle mancanze che derivano da bisogni psicologici e che vengono “mascherate” dall’assunzione di cibo. Così, alcune persone, mangerebbero per “saziare” l’amore, l’affetto, il sesso o il successo che non si sono ottenuti o che non si riescono ad ottenere.
Una seconda ipotesi, è quella che sostiene come una persona divenga obesa per placare gli stati d’ansia o una fonte di sofferenza profonda. In questo senso, la fonte di piacere che deriva dall’ingestione compulsiva di cibo, risulterebbe agire come un vero e proprio ansiolitico o antidepressivo.
Questo dato è confermato anche dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) che, pur non considerando l’obesità come vero e proprio disturbo mentale, riporta come questa abbia forti associazioni con un certo numero di disturbi mentali quali: disturbi d’ansia, dipendenza da sostanze, binge eating (abbuffate), disturbo depressivo e disturbo bipolare.
Recentemente, è stata proposta un’altra ipotesi, che sembra trovare un largo consenso, soprattutto in aambito medico. Secondo il fisiologo americano Stanley Schachter, chi abbonda nell’assunzione di cibo, non risponde solo a stimoli interni, cioè la regolazione della fame e dell’affettività, ma sarebbe anche spinto da stimoli, per così dire, esterni come la vista, l’odore e il gusto del cibo, la qualità, la quantità e anche l’orario: una sorta di condizionamento psicologico che ha effetti potenti sulla mente di chi ha la predisposizione a sviluppare dipendenze varie.
A tal proposito, Schachter ha dimostrato che se, in condizioni sperimentali, si porta avanti un orologio anticipando l’ora del pasto, i soggetti obesi mangiano in maggior misura di quelli normali, rispondendo più all’orologio che a un reale appetito.
Fattori esterni, così, sembrano regolare la persona obesa nell’assunzione di cibo, ma ciò potrebbe essere vero per chiunque sia portato ad abusi di vario tipo: dalla risposta sessuale, all’assunzione di alcool, al fumo di sigaretta, al gioco d’azzardo.
Forse, se questa teoria è la più valida, potendo eliminare tali fattori esterni o facendo provare una certa avversione per gli stessi, sarebbe possibile modificare anche il comportamento di chi mangia troppo e di chiunque sia portato a troppo facili abusi.
Dott. Cosimo Santi Psicologo e Psicoterapeuta
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