INTERFERONE E TIROIDE

INTERFERONE E TIROIDE

INTERFERONE E TIROIDE
Autore: Dott. Zuppi Paolo
Circa il 3 % della popolazione umana è affetto da epatite C (HCV +) e l’infezione, se non trattata, provoca l’insorgenza di cirrosi epatica nel 30 % dei casi in 20 anni.
L’infezione da HCV si accompagna inoltre ad aumentata incidenza di poliarterite nodosa, crioglobulinemia, sindrome CREST, fibrosi polmonare, uveite, trombocitopenia, artrite reumatoide, eritema nodoso, diabete mellito tipo 1, patologia tiroidea. L’infezione da HCV determina un netto aumento della mortalità, essendo le principali cause di morte la …

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INTERFERONE E TIROIDE

INTERFERONE E TIROIDE

Autore: Dott. Zuppi Paolo

Circa il 3 % della popolazione umana è affetto da epatite C (HCV +) e l’infezione, se non trattata, provoca l’insorgenza di cirrosi epatica nel 30 % dei casi in 20 anni.
L’infezione da HCV si accompagna inoltre ad aumentata incidenza di poliarterite nodosa,  crioglobulinemia, sindrome CREST, fibrosi polmonare, uveite, trombocitopenia, artrite reumatoide, eritema nodoso, diabete mellito tipo 1, patologia tiroidea. L’infezione da HCV determina un netto aumento della mortalità, essendo le principali cause di morte la cirrosi epatica e l’epatocarcinoma.

INTERFERONE
La terapia con interferone (IFN) determina la riduzione della carica o l’eliminazione  del virus nel 80% dei pazienti con genotipo 2 o 3 e nel 40 % dei pazienti con genotipo 1.  L’eliminazione del virus si associa altresì al miglioramento delle patologie sistemiche HCV correlate.

INTERFERONE E TIROIDE
L’interferone alfa, con meccanismi eziopatogenetici ancora non ben identificati (apoptosi dei tireociti; alterazione della sintesi, del rilascio e del metabolismo periferico ormonale) può provocare una patologia tiroidea che necessita correzione farmacologica, nel 5-20 % dei pazienti trattati. Pertanto prima di iniziare la terapia il rapporto costo beneficio deve essere attentamente valutato in ogni singolo caso in stretta collaborazione fra infettivologo ed endocrinologo.
Fattori di rischio per tireopatia in corso di terapia con IFN sono il sesso femminile, la presenza di anticorpi anti tiroidei, l’età avanzata, la presenza di ecostruttura tiroidea ipoecogena, la familiarità per patologie tiroidee autoimmuni, una disfunzione tiroidea in corso di una precedente terapia con IFN, l’etnia asiatica. Prima della terapia con IFN è bene valutare FT4, TSH, ecografia tiroidea, AbTPO e AbTG. Durante la terapia, nei pazienti a rischio, è indicato controllare il TSH ogni 2 mesi, fino a 6 mesi dalla sospensione; nei pazienti  non a rischio, controllare il TSH ogni 3-4 mesi, fino a 6 mesi dalla sospensione. In caso di comparsa di ipotiroidismo, sarà sufficiente somministrare una terapia sostitutiva con levotiroxina (L-T4), senza sospendere il trattamento con IFN. L’ipertiroidismo può essere dovuto a tiroidite distruttiva tossica o a malattia di Basedow. La diagnosi differenziale si basa su Ab anti recettore TSH, scintigrafia tiroidea con curva di captazione ed ecografia tiroidea. Nei casi di ipertiroidismo lieve ben sopportato dal paziente è possibile continuare la terapia, monitorando strettamente sia la clinica che il laboratorio.  In caso di ipertiroidismo grave può essere necesario sospendere la terapia con interferone e praticare una terapia definitiva dell’ipertiroidismo (terapia radiometabolica o chirurgica).


Dott. Paolo Zuppi

Argomenti, Tiroide

Tags: interferone, ipertiroidismo, ipotiroidismo, tiroide

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