Fumo: smettendo si ingrassa ma i benefici restano
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L’aumento di peso è uno dei motivi che più frequentemente, spingono un neo ex-fumatore, soprattutto se è donna, a tornare alla sigaretta. La sensazione che tutto sommato al proprio corpo quei chili in più possano nuocere quanto le sigarette nuocciono ai polmoni si fa strada nella mente del fumatore in astinenza e contribuisce a indebolirne la volontà, facendo allungare la mano verso l’accendino. Le sigarette elettroniche hanno ancora una vita troppo breve per metterle alla prova su questo aspetto e capire se sostituire il fumo tradizionale con il vapore aiuti a evitare l’aumento di peso tipico di chi smette o se lo sposti semplicemente avanti nel tempo, quando sperabilmente si spegnerà anche la e-cig.
Quello che pare stabilito oltre ogni ombra di dubbio, comunque, l’aumento moderato del peso corporeo che in genere caratterizza l’ex-fumatore, che di solito è compreso tra i 2 e i 4 chili, non inficia assolutamente i benefici legati all’aver detto addio alla sigaretta. Lo dimostrano i dati tratti dallo studio longitudinale Framingham Offspring Study, riportati in una ricerca appena pubblicata sulla rivista Jama.
Lo studio ha avuto inizio nel 1971 e prevede per i partecipanti delle visite mediche complete condotte ogni 4-6 anni. Per la loro analisi James Meigs e colleghi del Massachusetts General Hospital hanno considerato i dati delle visite svolte tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni 2000, arrivando ad analizzare fino a 3.251 partecipanti. Tra essi vi erano non fumatori, fumatori, ex fumatori recenti (che avevano smesso nel tempo intercorso tra la visita precedente e quella attuale) ed ex fumatori di lunga data.
Nei partecipanti allo studio (con e senza diabete di tipo 2, che come vedremo rappresenta una discriminante) era riscontrabile nel corso degli anni una tendenza all’aumento di peso, che raggiungeva il massimo in coloro che dichiaravano di aver smesso da poco: appena sotto i 3 kg, che diventavano quasi 4 nei diabetici. Ma, esami medici alla mano, Meigs spiega che “tra le persone senza diabete, quelli che avevano smesso di fumare presentavano una riduzione del 50% nel rischio di infarto, ictus e morte per motivi cardiovascolari, e tenere conto dell’aumento di peso, qualunque esso fosse, non aveva alcun effetto sulla riduzione del rischio”.
Indipendentemente dai chili messi su, quindi, nei sei anni successivi all’addio alla sigaretta le persone analizzate vedevano dimezzarsi il proprio rischio di eventi cardiovascolari. La stessa tendenza si è registrata nelle persone diabetiche, per le quali l’aumento di peso rappresenta un fattore di rischio ulteriore: ma il loro numero sul totale dei soggetti considerati era troppo esiguo per poter dare a questo risultato una validità statistica.
La conclusione è quindi che smettere di fumare è sempre una buona idea, ha senza dubbio effetti positivi sul rischio cardiovascolare delle persone, con o senza diabete, anche in presenza del modesto aumento di peso che rappresenta il tipico “effetto collaterale” della liberazione dal vizio. Nessuno nega che possa esservi un problema estetico associato all’aumento ponderale, ma di sicuro dando la priorità alla salute, meglio 3 o 4 chili in più senza bionde, che una figura più snella ma avvolta in una voluta di fumo.
Fonte:Panorama
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