Fibrillazione atriale, tachicardia e pacemaker

La Fibrillazione Atriale

La fibrillazione atriale è una forma di aritmia cardiaca, la più diffusa nel mondo: si manifesta quando gli atri, le due cavità superiori del cuore, a causa di segnali elettrici non organizzati fibrillano, ovvero si contraggono molto velocemente, con un ritmo irregolare. Molto spesso chi ne soffre non si accorge nemmeno di averla, perché non si manifestano sintomi ben precisi che possono impedire di svolgere le normali attività quotidiane.

Durante questo particolare tipo di aritmia cardiaca, il sangue non viene pompato bene nei ventricoli e l’organismo riceve piccole quantità di sangue non in maniera regolare, vista la disfunzione causata dalla fibrillazione atriale. Fenomeni che possono essere di breve o lunga durata, che possono manifestarsi sporadicamente o in maniera cronica.

La fibrillazione atriale può essere causata da lesioni al sistema elettrico del cuore, provocate a loro volta da patologie a carico di quest’organo, come ipertensione , insufficienza cardiaca, pericardite, malattia reumatica cardiaca, malformazioni cardiache e coronaropatia. Con l’aumentare dell’età del paziente, il rischio aumenta, così come è maggiore in chi ha sofferto di infarto. Ci sono anche altre patologie che aumentano le probabilità di soffrire di fibrillazione atriale, come ipertiroidismo, obesità, diabete e patologie polmonari.

I sintomi della fibrillazione atriale

I sintomi della fibrillazione atriale possono essere palpitazioni, battito cardiaco irregolare, capogiri, fiato corto, ansia, debolezza, stanchezza, stato confusionale, affaticamento, sudorazione, dolore al torace e compressione toracica (che potrebbero anche essere sintomo di infarto, quindi chiamate il medico). A volte i pazienti non lamentano nessun sintomo.

Moltissimi i casi di fibrillazione atriale che guariscono da soli, ma se il problema persiste bisogna indagarne le cause, per curare le patologie che ne provocano il verificarsi. Il medico potrebbe anche somministrare dei farmaci (come ad esempio il Coumadin) o, addirittura, decidere per un intervento chirurgico.

 

La tachicardia improvvisa

La tachicardia è una condizione in cui le contrazioni del cuore superano i 100 battiti al minuto. In genere il ritmo cardiaco è compreso tra i 60 e i 100 battiti al minuti, ma alcune situazioni, come sforzi fisici intensi, cambiamenti dell’alimentazione e l’assunzione di alcuni farmaci possono farlo aumentare anche oltre i 180 battiti al minuto. Quando, però, la tachicardia è improvvisa e non ha nessuna causa apparente può essere associata ad anomalie negli impulsi elettrici alla base dello stesso battito cardiaco.

Infatti il cuore batte perché al suo interno è presente una sorta di circuito elettrico. In condizioni normali l’elettricità si genera nella parte superiore dell’organo e viaggia fino alla parte inferiore, causando le contrazioni alla base del battito cardiaco. I problemi alla base della tachicardia possono scatenarsi sia nella parte superiore del cuore, sia in quella inferiore. Nei due casi si parla, rispettivamente, di tachicardia sopraventricolare e di tachicardia ventricolare. In genere il primo non è un disturbo grave, ma se è un fenomeno frequente può indebolire il muscolo cardiaco. Il secondo è, invece, un problema più serio che può portare a fibrillazione, un fenomeno associato all’arresto cardiaco. In molti casi, però, una tachicardia improvvisa ha cause molto più semplici e meno preoccupanti: ansia e attacchi di panico.

Infatti quando si è sopraffatti dall’ansia e dalla paura il cuore inizia a battere all’impazzata, causando i classici sintomi della tachicardia: fiato corto, fastidi al petto, capogiri e vista annebbiata. Alla base di ansia e attacchi di panico possono esserci sia eventi molto stressanti o importanti cambiamenti nella propria vita personale o lavorativa, sia problematiche mediche come l’ipoglicemia (una concentrazione di zuccheri nel sangue troppo bassa) o l’ipertiroidismo. Per questo se gli episodi di tachicardia sono frequenti è meglio parlarne con il proprio medico, che può prescrivere degli esami per capire se alla loro base c’è un disturbo fisico e stabilire, così, il trattamento più adatto per evitare che si ripetano.

Nel caso in cui a scatenare la tachicardia è l’ansia il problema potrebbe essere controllato con farmaci dall’effetto tranquillizzante, con antidepressivi o con rimedi naturali come la camomilla o la valeriana. Se, invece, il problema non è associato a disturbi d’ansia o ad attacchi di panico, una visita cardiologica permetterà di identificare il tipo di tachicardia di cui si soffre. A seconda delle caratteristiche del disturbo il medico potrebbe prescrivere l’assunzione di farmaci o consigliare un intervento chirurgico.

 

Pacemaker – cosa serve e quando impiantarlo

Il pacemaker è un piccolo apparecchio che può essere impiantato nel torace o nell’addome per controllare i battiti cardiaci irregolari tipici di chi soffre di aritmia. Il suo funzionamento si basa su impulsi elettrici che permettono al cuore di battere in modo regolare.

Infatti il funzionamento del cuore si basa proprio sulla generazione di elettricità da parte di alcune cellule presenti nel tessuto cardiaco. Le aritmie sono causate da un difetto nei meccanismi di trasmissione di questo impulso elettrico che può addirittura impedire al cuore di pompare abbastanza sangue verso il resto dell’organismo. A seconda della gravità dell’aritmia le sue conseguenze possono variare tra il semplice affaticamento e il danneggiamento di organi vitali. L’impianto di un pacemaker può, però, prevenire le complicanze di questa situazione.

Oltre a monitorare il battito cardiaco, i pacemaker più moderni possono rilevare anche altri parametri, come la temperatura del sangue e il respiro, o regolare il battito a seconda del livello di attività fisica.

Il loro impianto può essere temporaneo ed essere necessario per far fronte a situazioni di emergenza come la riduzione del battito causata da un infarto. In questo caso l’apparecchio può essere rimosso prima della dimissione dall’ospedale. Quando, però, l’anomalia del ritmo cardiaco non è un problema momentaneo, l’impianto è permanente.

I medici possono consigliare l’intervento in caso di bradicardia, fibrillazione atriale, arresto cardiaco, alcuni difetti congeniti, trapianto di cuore e, in generale, problemi cardiaci che alterano la capacità del cuore di regolare il battito. Per stabilire se il pacemaker è la soluzione migliore è necessario prendere in considerazione tutti i sintomi dell’aritmia, la storia clinica del paziente, le medicine che sta assumendo e i risultati delle analisi del funzionamento del cuore.