Una delle patologie che colpisce in misura crescente una fetta consistente della popolazione è rappresentata dai disturbi addominali i quali sono spessi associati a problemi dell’apparato digerente. Uno dei metodi da utilizzare per comprendere se ci troviamo di fronte a qualche patologie da non sottovalutare è rappresentato dalla consistenza delle feci, le quali rappresentano il prodotto di scarto dell’enorme e complesso lavoro che svolge tutto l’apparato digerente. Di seguito cercheremo di fare un po’ di chiarezza su questo argomento, soffermando la nostra attenzione anche su una patologia correlata all’argomento trattato, ossia la sindrome del colon irritabile.
Indice rapido
Le feci: aspetto e significato
L’aspetto delle feci è molto importante in quanto permette di ottenere una serie di informazioni sullo stato di salute di una persona, favorendo in tal modo la formulazione di una diagnosi da parte del medico; ciò vale ancora di più quando contemporaneamente si presentano altri sintomi come l’enterocolite o il colon irritabile.. Molto spesso, infatti, chi soffre di disturbi della digestione e del tratto intestinale può riscontrare dei cambiamenti nelle modalità di andare in bagno e molto spesso si riscontra anche una variazione nella consistenza delle feci. Ma cerchiamo di procedere con ordine.
Bisogna preliminarmente specificare che una variazione nell’aspetto e nella consistenza delle feci può dipendere innanzitutto da un mutamento nel regime dietetico. In una persona che gode di uno stato di salute buono le feci si presentano solitamente semisolide, di forma cilindrica e con un colore che può variare dal marrone chiaro a tonalità più scure in base all’alimentazione che viene seguita. Le feci presentano un contenuto di diverse sostanze come acqua, solidi che non vengono digeriti, fibre e sostanze inorganiche e batteriche solo per citarne alcune. Qualora si manifesti una patologia, la composizione delle feci può variare con la presenza di un maggior numero di batteri o di sangue.
Come cambia la consistenza delle feci
Abbiamo accennato in precedenza al fatto che la normale consistenza delle feci può essere soggetta a variazioni, anche se questa dipende in maniera prevalente dal contenuto di acqua. Le persone che soffrono di disturbi addominali solitamente presentano gonfiore e dolore che si associano ad altri sintomi come:
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- un aumento del numero di volte che si va in bagno
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- una variazione della consistenza delle feci che possono presentarsi maggiormente solide o liquide
Ma quali sono gli elementi che possono influire in maniera netta sulla composizione delle feci? Innanzitutto l’acqua, che aumenta laddove sono presenti delle sostanze fermentabili che comportano la diarrea. La fermentazione nell’apparato digerente può avvenire a causa dell’assunzione di una maggiore quantità di zuccheri; ciò comporta l’attivazione del sistema nervoso centrale che dà luogo al fenomeno della stipsi. Ci sono inoltre casi in cui a causa di particolari regimi alimentari la diarrea e la stipsi si alternano, con le ovvie conseguenze che questi sintomi possono provocare sulla normale vita di una persona. Ne consegue, quindi, che la dieta svolge un ruolo determinante nella composizione delle feci. Il regime alimentare dovrebbe preferire infatti l’assunzione di un numero ridotto di sostanze fermentabili che permettono di ottenere i seguenti effetti benefici:
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- riduzione della fermentazione e della flora batterica, con conseguente diminuzione del gonfiore
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- un calo dei sintomi di dolore addominale
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- una minore frequenza delle situazioni di stipsi e diarrea
L’attività motoria del tratto gasto-intestinale può presentarsi in maniera differente con condizioni di scarsa motilità o al contrario di notevole motilità con il risultato di un’incidenza sulla consistenza delle feci. Queste in presenza di una variazione della motilità gastro-intestinale possono risultare più o meno compatte o essere addirittura semiliquide.
Consistenza delle feci:la scala di Bristol
Un utile strumento che può aiutarci nel comprendere la consistenza delle feci e i disturbi che interessano il tratto intestinale è dato dalla famosa scala di Bristol. Questa parte dal presupposto che la consistenza delle feci dipende non solo dal contenuto d’acqua, ma anche dal fatto che è inversamente proporzionale al tempo di permanenza nel colon. Maggiore è il tempo di permanenza, dando luogo alla stitichezza, proporzionalmente maggiore sarà il contenuto d’acqua; le feci risulteranno quindi aride e abbastanza dure, assumendo la forma di palline, simili a biglie. I due estremi di questa scala sono quindi rappresentati dalla situazione di diarrea e stipsi, con la condizione ideale delle feci che si trova nella parte centrale della scala.
La sindrome del colon irritabile
Tra i vari disordini dell’apparato digerente merita di essere menzionata e analizzata la sindrome del colon irritabile, indicata con l’acronimo IBS, che si caratterizza principalmente per:
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- la presenza di dolori addominali
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- notevoli difficoltà nella defecazione
Anche se non sono presenti delle statistiche approfondite su questa patologia, si presuppone che circa il 10-20% della popolazione ne sia colpita, con sintomi ovviamente differenti da persona a persona e anche in diverse aree geografiche. I dati in possesso dagli studiosi possono comunque far affermare che questo disturbo colpisce in misura maggiore l’universo femminile, in una fascia di età sotto i 35 anni. Le cause che determinano la sindrome del colon irritabile anche se uno degli elementi che può influire in maniera determinante sulla sua comparsa è una precedente infiammazione intestinale o un’alterazione della mucosa delle pareti dell’intestino. Ma la stessa può essere dovuta anche da fattori di natura psicologica come gli stati d’ansia o la depressione, o da un’alterazione della flora batterica intestinale.
Sintomi della sindrome del colon irritabile
La sintomatologia di chi soffre di colon irritabile è solo legata all’apparato digerente; sono presenti principalmente:
- dolore addominale diffuso e localizzato principalmente nella parte inferiore
- presenza di stipsi e diarrea
- nausea e vomito
- gonfiore addominale
- difficoltà urinarie
- maggiore difficoltà nei processi digestivi
- impossibilità ad avere rapporti sessuali per dolore localizzato
Molto spesso questa sindrome è associata ad altre patologie come la fibromialgia, dolori pelvici e della schiena nonché cefalea.
Diagnosi e trattamento della sindrome del colon irritabile
Fino a qualche anno fa, diagnosticare la sindrome del colon irritabile non era molto semplice e nella maggior parte dei casi si arrivava a questa diagnosi solo dopo aver escluso altre patologie più gravi come ad esempio il cancro. Da qualche anno però sono stati definiti dei criteri specifici per arrivare alla diagnosi di questa sindrome; nello specifico si devono verificare le seguenti situazioni:
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- dolore addominale che si manifesta per almeno 1 giorno a settimana negli ultimi 3 mesi
- variazione nella consistenza delle feci
- variazione nella frequenza della defecazione
Il trattamento della sindrome del colon irritabile deve partire necessariamente da una variazione sensibile nel regime alimentare per arrivare poi all’assunzione di farmaci specifici. Sotto il primo punto di vista, il fine che si intende perseguire è quello di una riduzione dei sintomi che la sindrome comporta e che possono portare ad una diminuzione della sensazione di disagio che può attanagliare la persona.
La dieta deve innanzitutto prevedere la drastica diminuzione, se non l’eliminazione totale, della caffeina, degli alcolici e di altre bevande che possono comportare un’irritazione della mucosa dell’intestino. Inoltre, si devono ridurre tutti quei cibi che possono comportare un aumento del gonfiore addominale quali possono essere innanzitutto i legumi o la frutta, per l’elevato contenuto di lattosio. Consigliabile anche la diminuzione dell’assunzione di glutine che permette di migliorare la sintomatologia e dei carboidrati in genere che possono comportare un aumento della fermentazione intestinale.
Per quanto riguarda invece il trattamento con farmaci, l’obiettivo che si vuole perseguire è ridurre la sintomatologia, con specifico riferimento al gonfiore e al dolore addominale. Alcuni farmaci sono utilizzati con specifico riferimento al trattamento della diarrea ma non riescono ad incidere in maniera significativa sul dolore e gonfiore addominale.
Alcuni sintomi permettono anche di identificare prima di una diagnosi medica la presenza della sindrome del colon irritabile; il paziente infatti noterà la presenza di muco biancastro nelle feci e dopo aver terminato la defecazione avvertirà la sensazione di non aver completamente svuotato l’intestino.