3 strategie per gestire gli attacchi di panico

Il cuore che batte all’impazzata, come se volesse uscirti dal petto. La sensazione di non riuscire più a respirare, anche se i polmoni funzionano regolarmente. I muscoli che si contraggono, il sudore che ti copre il corpo anche se fuori fa freddo, la tremarella.

Nella mente completamente offuscata un unico pensiero che ritorna in modo ossessivo: “mi sento male, sto per morire” oppure “Sto impazzendo, non è possibile”.

È questo quello che prova chi ha un attacco di panico

Attacchi di panico: caratteristiche e sintomi

L’attacco di panico viene definito anche crisi d’ansia perché è proprio questa emozione esasperata  a innescare tutti questi sintomi.

L’ansia è uno stato emotivo che tutti conosciamo: una sensazione di agitazione e inquietudine che si accompagna di solito alla preoccupazione per qualcosa che sta per accadere.

C’è chi va in ansia prima di un appuntamento galante, impaurito dalla possibilità di fare brutta figura o di non piacere. C’è chi va in ansia prima di un esame nel timore di fallire, di ottenere un brutto voto, di non riuscire a ottenere il massimo dopo aver studiato tanto e aver passato notti intere sui libri. C’è chi va in ansia prima di un colloquio di lavoro.

Finché l’ansia si mantiene a livelli bassi, è del tutto normale provarla.

Essa, infatti, rappresenta un meccanismo innato che serve a predisporci ad affrontare le sfide della quotidianità, aumentando le nostre prestazioni, l’attenzione e la vigilanza.

Quelli che noi interpretiamo come sintomi negativi sono in realtà modificazioni fisiologiche necessarie. 

Quando ci troviamo in una situazione stressante o potenzialmente pericolosa, infatti, la nostra corteccia cerebrale invia segnali al sistema nervoso periferico perché metta il nostro corpo nella condizione di agire, attivando una reazione di attacco-fuga.

Il problema sorge quando l’ansia supera i livelli di guardia.

A quel punto si sfocia nella patologia e si va incontro ai disturbi d’ansia, come l’attacco di panico che si manifesta come un fortissimo senso di paura e disagio, accompagnato da tutta una serie di sintomi somatici quali:

• sensazione di fastidio o dolore al petto

• difficoltà a respirare, fame d’aria

tachicardia, palpitazioni

dolore addominale, spesso accompagnato da nausea

• vampate di calore oppure brividi

• tremore agli arti

• vertigini, svenimento

• paura di morire

• paura di impazzire

• timore di perdere completamente il controllo.

Per parlare di attacco di panico non è necessario che siano compresenti tutti questi sintomi. Le manifestazioni, infatti, cambiano da soggetto a soggetto.

Come sottolineato da Rainews, a seguito della pandemia disturbi come l’ansia e gli attacchi di panico sono enormemente cresciuti, specie tra i ragazzi.

Quanto dura un attacco di panico

L’attacco di panico insorge all’improvviso, quasi come un fulmine a ciel sereno, senza alcun preavviso e senza che vi sia una vera e propria causa scatenante.

La sua durata, di solito, è piuttosto limitata nel tempo.

Lo stato di tensione emotiva raggiunge il picco e si esaurisce nel giro di una ventina di minuti, massimo una mezz’ora, lasciandoti svuotato e senza energie.

Conseguenze dell’attacco di panico

L’attacco di panico è un’esperienza tremenda, che ha un impatto fortissimo sulla psiche dell’individuo.

Come sottolinea il dottor Manuel Marco Mancini, psicologo specializzato in ansia e attacchi di panico, chi ne soffre può essere indotto a mettere in atto strategie di evitamento nel tentativo di sottrarsi a situazioni che potrebbero innescare un nuovo attacco di panico.

Prendiamo l’esempio di un ragazzo che una sera esce con gli amici per andare a bere una birra e divertirsi. Al suo arrivo nel locale, tutto sembra andare come sempre. C’è bella musica e gente che balla in pista.

Mentre sta chiacchierando con uno degli altri ragazzi, all’improvviso comincia ad avvertire un senso di oppressione al petto. Sente mancargli l’aria e ha come l’impressione che ci siano troppe persone intorno a lui.

Così, decide di uscire e allontanarsi in fretta.

Quello che ha appena messo in atto in risposta all’esordio di un attacco di panico è un comportamento di evitamento.

A prima vista, questa può sembrare una soluzione.

Tuttavia, l’evitamento è qualcosa che a lungo andare rischia di peggiorare notevolmente la qualità della vita e di predisporre l’individuo allo sviluppo di una fobia sociale.

“In questi casi, infatti, c’è il forte rischio che la persona tenda a chiudersi in sé stessa, smettendo di praticare hobby, di uscire con gli amici e persino di andare a lavoro” sottolinea il dottor Mancini, evidenziando i pericoli dell’evitamento.

La strategia di evitamento, infatti, è un meccanismo di difesa che funziona per step successivi.

All’inizio, il soggetto  cerca di evitare in ogni modo il luogo e la situazione in cui ha avuto l’attacco di panico. Nel caso del nostro ipotetico ragazzo, egli cercherà di non recarsi più in quel locale o in posti simili, che gli ricordano quello che è avvenuto.

In un secondo momento, il soggetto comincia a evitare contesti simili a quello in cui si è verificato l’episodio di crisi d’ansia. Ecco che il nostro ragazzo comincia a rifiutare sistematicamente gli inviti degli amici a serate come quella e in altri posti. Ma cercherà anche di evitare feste o altre occasioni in cui c’è tanta folla, che potrebbero metterlo a disagio.

Progressivamente, l’asticella si alza sempre di più.

“Alla fine, il soggetto che soffre di attacchi di panico arriva a rinunciare a uscire, ad avere relazioni, a stare insieme agli altri, pur di non provare di nuovo quelle sensazioni sgradevoli, quel senso di angoscia” sottolinea il dottor Mancini.

Si innesca un vero e proprio circolo vizioso che, a lungo andare, impedisce di vivere appieno la propria esistenza.

Diagnosi del disturbo da panico

Spesso, quando si sperimenta l’attacco di panico per la prima volta, non lo si riconosce.

In alcuni casi, i sintomi avvertiti e il malessere che vi si accompagna vengono interpretati dall’individuo che li prova come il segnale di qualche patologia grave. Questo potrebbe indurlo a far chiamare un’ambulanza o a recarsi in pronto soccorso per essere visitato da un medico, che però riscontrerebbe un perfetto stato di salute.

L’attacco di panico non lascia segni sul corpo, ma nella mente.

Di conseguenza, un medico potrebbe anche non riuscire a formulare una diagnosi sul momento.

Diverso è il discorso per il disturbo da panico, che viene diagnosticato sulla base di specifici criteri presenti all’interno del DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Perché si parli di vero e proprio disturbo di panico è necessario che dopo una forte crisi d’ansia si manifesti una delle seguenti condizioni:

• una forte e costante preoccupazione che possano ripresentarsi e che si verifichino le conseguenze temute (es. impazzire, perdere il controllo, avere un infarto ecc.);

• una significativa modificazione dei propri comportamenti in funzione degli attacchi di panico (es. evitare i luoghi in cui potrebbero verificarsi).

Tre strategie per gestire gli attacchi di panico

Dopo aver visto cosa è l’attacco di panico e quali sono le conseguenze a lungo termine delle frequenti crisi d’ansia, vediamo insieme alcune tecniche e strategie per riuscire a gestire il problema  quando si presenta.

Gestire un attacco di panico riconoscendo i sintomi

Per poter gestire un attacco di panico senza lasciarsi sopraffare dal terrore occorre ricordarsi e tenere sempre a mente che i sintomi che si stanno sperimentando sono transitori e non mettono a rischio la nostra incolumità.

Non c’è nulla da temere.

Palpitazioni, sudore, respiro affannoso, senso di tensione muscolare non sono il segno di un attacco di cuore o di un malore improvviso. Sono semplicemente le risposte fisiologiche del nostro corpo a uno stato di tensione.

Gestire un attacco di panico con la respirazione

Un altro consiglio utile per chi soffre di attacchi di panico è quello di imparare  qualche semplice esercizio di respirazione da mettere in atto quando si verifica la crisi.

Concentrarci sul respiro consente di distogliere l’attenzione dai sintomi somatici dell’attacco di panico, ma soprattutto di rallentare il ritmo del battito cardiaco, normalizzandolo e di ridurre la sensazione di forte ansia che ci opprime.

Gestire un attacco di panico distogliendo l’attenzione

Spesso, durante un attacco di panico si è così in preda alla paura che ci si focalizza troppo sui sintomi, continuando ad auscultare il corpo in cerca di segnali negativi, e sui pensieri che affollano la mente.

In questo modo, non si fa altro che alimentare e sostenere lo stato di agitazione, rimanendo vittime di un circolo vizioso.

Di conseguenza, per gestire l’attacco occorre riuscire a distogliere l’attenzione dalla crisi stessa. Si può provare con la respirazione oppure facendo dell’esercizio fisico.

Diversi terapeuti e psicologi che affrontano il problema dell’ansia e degli attacchi di panico insegnano ai propri pazienti delle tecniche di meditazione.