I grissini al kamut fanno bene? A questo ingrediente vengono attribuite numerose doti positive, a cominciare dal suo potere saziante per proseguire con il suo indice glicemico ridotto. Non bisogna dimenticare, però, che si sta comunque parlando di grano, e quindi di un prodotto che non può certo compiere miracoli per la salute umana. Il kamut in realtà dovrebbe essere chiamato grano Khorasan: si tratta di una particolare tipologia di grano duro che proviene dalla Mezzaluna Fertile e in particolare dall’Egitto. Sempre più spesso esso viene annoverato nella lista degli alimenti healthy, in virtù della sua azione benefica rispetto alle patologie del cuore e per merito delle sue proprietà antiossidanti.
Indice rapido
Da dove arriva il kamut?
Il kamut è un grano antico che viene venduto anche nei negozi ecosostenibili e biologici, pur provenendo dagli Stati Uniti. Il grano Khorasan kamut è un marchio registrato di proprietà della Kamut International. Nel caso in cui un agricoltore italiano scegliesse di iniziare a coltivare questo tipo di grano, lo potrebbe fare ma senza chiamarlo kamut, a meno che non utilizzasse i semi messi a disposizione dall’azienda ddegli Usa. In Italia si vende la metà del kamut prodotto in tutto il mondo: merito anche delle sue caratteristiche benefiche, che al di là dei facili entusiasmi sono innegabili.
Perché il kamut fa bene?
I grissini al kamut e tutti gli altri prodotti che vengono realizzati con questo tipo di grano fanno bene grazie al loro elevato contenuto di magnesio, di zinco e di selenio: sono tutti oligoelementi che svolgono una preziosa azione antiossidante e che hanno un ruolo di primo piano nel contrastare la comparsa dei radicali liberi, che sono alla base dell’invecchiamento delle cellule. Il kamut, quindi, contribuisce a combattere l’abbassamento delle difese immunitarie e la stanchezza cronica; inoltre, ha effetti positivi anche a livello del colesterolo. Un paragone con la farina di grano bianco può essere utile per averne una dimostrazione: essa ha un indice glicemico di 85, mentre quello della farina di kamut è di 45. Ecco perché il kamut deve essere preferito dalle persone che devono tenere la glicemia sotto controllo: non solo i diabetici, ma anche chi soffre di insulino resistenza e le donne in stato di gravidanza.
Una ricerca che è stata resa nota attraverso l’European Journal of Clinical Nutrition ha permesso di scoprire che nei soggetti che si alimentano con la farina di kamut si riscontra una riduzione del colesterolo LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, fino all’8%. Quando si parla di indice glicemico, si fa riferimento a quell’indicatore che segnala la velocità con la quale i livelli di glicemia, cioè di glucosio nel sangue, vengono fatti salire dai carboidrati. Per la salute umana sarebbe preferibile evitare i picchi glicemici, e quindi fare in modo che il livello di zuccheri resti costante. Ciò avrebbe ripercussioni positive anche per chi vuol perdere peso.
Gli altri pregi del kamut
I grissini al kamut, in effetti, sono raccomandati nell’ambito di una dieta dimagrante visto che questo ingrediente è in grado di saziare molto a lungo: 100 grammi di prodotto contengono 350 calorie, un valore un po’ più elevato rispetto a quello del grano duro. La minore presenza di carboidrati e di proteine, tuttavia, è un fattore positivo dal punto di vista della digeribilità : in termini più semplici, dopo aver mangiato un prodotto a base di kamut non si rischia di avvertire la sensazione di pesantezza tipica dei pasti troppo elaborati. Ciò è dovuto anche alla presenza di fibre.