In cosa consiste l’otturazione di un dente

L’otturazione dente è una procedura odontoiatrica di riempimento che viene utilizzata per restaurare denti che sono stati compromessi dalle carie. Si tratta di un tipo di intervento piuttosto comune, attraverso il quale è possibile ripristinare l’integrità dei denti, la loro morfologia e la loro struttura. Prima di eseguire l’otturazione è necessario eliminare il danno alla base, per poi effettuare una disinfezione meticolosa di tutta la zona. In seguito il dentista può riempire i canalicoli e le fessure che sono comparse nel dente a causa dei batteri, che sono riusciti a perforare lo smalto e la dentina.

A cosa serve l’otturazione

L’otturazione dente può essere indicata per diverse ragioni: lo scopo principale è quello di curare le carie, e al tempo stesso si intende prevenire lo sviluppo di eventuali altri processi cariogeni. Gli spazi dentali in cui i batteri potrebbero penetrare vengono sigillati; se si ha a che fare con un dente rotto o comunque gravemente scheggiato, il canale radicolare viene riempito. Quest’ultima procedura viene effettuata nel corso di una devitalizzazione, e serve a riempire lo spazio in cui di solito si trova la polpa dentale, che in questo caso è stata rimossa.

Quando c’è bisogno dell’otturazione

Spetta al dentista verificare se per la risoluzione del problema l’otturazione dente sia sufficiente o se ci sia la necessità di un trattamento più invasivo. In linea di massima, una semplice otturazione basta per rimediare a una carie di dimensioni contenute: l’intervento ha una durata variabile tra i 20 e i 60 minuti. Nel caso in cui si abbia a che fare con processi cariogeni più gravi, invece, può essere indispensabile un’otturazione più accurata, che richieda più tempo. Se, però, le carie sono arrivate così in profondità da invadere la polpa dentale, non si può fare a meno di ricorrere a una devitalizzazione, vale a dire una procedura più invasiva che consente di rimediare al danno che si è verificato. L’extrema ratio è rappresentata, invece, dall’estrazione del dente.

Una pratica conservativa

L’otturazione dentale viene considerata una pratica conservativa. Si parla di odontoiatria conservativa per indicare quella branca dell’odontoiatria che si occupa del restauro di denti danneggiati o cariati attraverso la rimozione del processo cariogeno alla base del problema. Una procedura di questo tipo viene definita conservativa perché permette di mantenere il dente nella sua sede, così che esso possa ritrovare la propria integrità strutturale senza che vi sia bisogno di estrarlo.

Prima di un intervento di otturazione, che richiede l’esecuzione di un’anestesia locale a carico del dente danneggiato, il paziente è tenuto a indicare al personale sanitario se in passato è stato vittima di episodi allergici rispetto al nichel, al lattice o ai farmaci anestetici. Al tempo stesso, è necessario fornire informazioni a proposito di eventuali medicinali che si stanno assumendo, inclusi quelli che non prevedono l’obbligo di ricetta per poter essere acquistati.

Il mal di denti

Quando una persona avverte mal di denti per più di due o tre giorni di seguito deve capire che c’è un campanello di allarme che sta suonando, e che è arrivato il momento di sottoporsi a una visita dal dentista. Il dolore, infatti, è uno dei più importanti sintomi attraverso cui il processo cariogeno si manifesta. Nel momento in cui una carie presunta viene sottovalutata, il dente continua a essere attaccato dai batteri, i quali non si limitano a perforare lo smalto, ma dopo essere giunti alla dentina vanno a intaccare la polpa. Così, si scatena una pulpite, che si può trasformare in un ascesso, mentre il dente e la radice vengono distrutti. In una situazione del genere, non basta più una otturazione per rimediare.