Nel nostro Paese, 8 persone su 10 al mattino hanno l’abitudine di consumare il caffé: un rituale che sembra resistere al trascorrere del tempo e alla comparsa di nuove consuetudini indotte da tecnologie inedite. Gli ultimi rilevamenti sul tema permettono di scoprire che il 58% degli italiani consuma due tazzine al giorno, e quasi il 40% supera le 3 tazzine. Si tratta di numeri che mettono in risalto il valore del caffè non solo in ambito culinario, ma anche dal punto di vista sociale. L’espresso bevuto al termine del pasto o al bar è anche e soprattutto un momento di convivialità, come dimostrato dai coffee break sui posti di lavoro, anche se a mutare rispetto al passato sono le modalità di consumo.
Indice rapido
Il caffè del cambiamento
A questo proposito, più di 4 italiani su 10 hanno deciso di abbandonare la moka tradizionale per passare alle più nuove macchinette per espresso, che si basano su ricariche monodose e che possono contare su una maggiore velocità e su una migliore praticità. Nel corso degli ultimi tempi, tuttavia, attorno alle capsule si sono diffuse dicerie che ne hanno messo in dubbio la sicurezza e la salubrità, con le perplessità che si sono concentrate sulla loro composizione. C’è chi ha ipotizzato, infatti, che parti di alluminio, di plastica o di altri contaminanti di processo possano finire nel liquido che beviamo. Altri interrogativi hanno riguardato, invece, la presenza di micotossine e pesticidi.
La ricerca del Salvagente
Uno studio condotto dal Salvagente, per fortuna, ha consentito di fare un po’ di chiarezza sull’argomento e di riportare ordine. La ricerca ha visto il coinvolgimento di tre diversi laboratori, grazie a cui sono stati effettuati test obiettivi che hanno riguardato gli espressi intensi: quelli, cioè, che di solito hanno un corpo più forte e si caratterizzano per una tostatura alquanto marcata. Ebbene, in nessuno di questi prodotti sono state riscontrate sostanze pericolose.
I nemici della salute
Le preoccupazioni si concentravano, in particolare, sulla possibile presenza di acrilammide, un derivato della tostatura dei chicchi che secondo l’Efsa è in grado di aumentare le probabilità di ammalarsi di cancro: questa sostanza chimica genotossica, infatti, si sviluppa là dove ci sono temperature di cottura elevate, e quindi era legittimo domandarsi se ciò avvenisse anche con la torrefazione del caffè. Ma non c’era solo l’acrilammide nella lista dei sospettati, perché un altro potenziale nemico è stato individuato nei furani, che a loro volta sono il risultato delle operazioni di riscaldamento degli alimenti e che possono avere effetti pericolosi nei confronti del fegato.
Il caffè per la moka e quello in capsule
Ma per quali motivi gli stessi dubbi non ci sono stati per il caffè realizzato con la moka? Il motivo è presto detto: sia l’acrilammide che i furani sono sostanze estremamente volatili, il che vuol dire che la loro presenza sparisce con il caffè tradizionale. Ciò non può avvenire, invece, con le ricariche monodose: o, almeno, questo era il dubbio di chi avanzava perplessità su questo sistema.
I risultati dello studio
Il Salvagente ha selezionato 11 campioni sulla base del parametro di reperibilità, e quindi individuando i brand più diffusi nei supermercati e nei negozi specializzati. Tutti sono stati sottoposti alla ricerca che, come si è detto, ha dato risultati confortanti. In nessun caso, infatti, le capsule hanno rilasciato bisfenolo, ftalati o altre molecole tossiche, e inoltre nelle polveri che sono state analizzate non sono stati trovati residui di pesticidi. Per quel che riguarda la presenza di furani e acrilammide, essa è decisamente al di sotto dei valori ritenuti accettabili. Insomma, si può continuare ad acquistare il caffè in capsule, come quelle di caffitaly, senza temere per la propria salut e.