Canelli è la patria del moscato D’Asti, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è chiamata anche la “Città delle bollicine d’Autore”, in riferimento al suo famoso vino spumante.
Dalle rive del torrente Belbo ebbe inizio la storia di Canelli, essendo un torrente paludoso, alle proprie rive prosperavano canne palustri, da cannula, è venuto fuori il nome Canelli che dell’acqua non ha molto a che vedere, interessandosi esclusivamente alla produzioni di vini Moscato e Spumanti.
Abitata sin dall’età del ferro, Canelli fu sito d’insediamento dei Liguri Stazielli, che avviarono la coltivazione della vite.
A diffondere quest’opera di vinificazione si pensa che siano stati i Romani che le impiantarono in onore del dio Bacco, ma se gli inizi sembrano incerti non altrettanto quelle che riferendosi al Moscato spumante, dicono Canelli.
Il vitigno Moscato bianco, da cui viene ricavato il Moscato d’Asti, è originario del bacino orientale venne introdotto in Italia dalla popolazione greca che venivano a colonizzare la nostra penisola.
A partire dal Trecento il vino dolce aromatico diventò un prodotto molto ricercato, grazie ai commerci che la città di Venezia aveva nel Mediterraneo orientale, lo importava col nome di “vino greco”.
Agli inizi dell’anno 1511, l’uva viene citata come “Muscatellum” e in seguito arrivano richieste di talee di Moscato alla comunità di Santo Stefano Belbo da parte dei Duchi di Mantova, che iniziano la coltivazione nelle proprie tenute.
Giovan Battista Croce, milanese di origine, si trasferì in Piemonte alla fine del sedicesimo secolo, può essere considerato, (secondo Ratti) il fondatore della branca enologica piemontese che ha iniziato la produzione di vini dolci aromatici e poco alcolici tra i quali primeggia il Moscato d’Asti. Proprietario di alcuni vigneti, nella zona tra Montevecchio e Candia, il Croce cominciò a produrre alcuni vini che sperimentava lui stesso, trascrivendo gli esiti su un libro, da lui stesso pubblicato, che si intitolava “Della eccellenza e diversità dei vini che sulla montagna di Torino si fanno e del modo di farlo”, ( stampato nel 1606).
In questo libro vengono citate alcune tecniche di produzione ancora oggi in uso nelle cantine in cui viene prodotto il Moscato d’Asti, come la spremitura e la purificazione, tecnica che consiste nell’asportazione di tutte le sostanze impure del vino, fino all’uso del freddo per fermare la fermentazione. tutto questo ha permesso al Moscato di affermarsi in tutto il mondo.
Canelli è situata fra le colline dell’Astigiano, patria dello Spumante e del Moscato d’Asti, 120 milioni di bottiglie di produzione annuale.
Una serie di comuni contigui appartenenti a tre regioni, dell’Astesana, delle Langhe e dell’Alto Monferrato, costituiscono nel loro insieme una zona che, a buon diritto, può chiamarsi la “zona del Moscato…..” Così nel 1895, Arnaldo Stucchi e Mario Zecchini definiscono l’area che molto più tardi sarebbe diventata la patria del Moscato d’Asti D.O.C.G.
A partire dalla fine del diciassettesimo secolo si viene a creare un fenomeno particolare, mentre in tutto il Piemonte la coltivazione del Moscato rimaneva sempre agli stessi livelli o addirittura in alcuni posti tendeva a sparire del tutto, a Canelli la produzione era salita alle stelle, merito, forse di tecniche di vinificazione elaborate in loco, oppure per l’abilità commerciale dei vinificatori locali.
Nel 1895, nel comune di Canelli si coltivava la metà del Moscato prodotto in tutto il Piemonte e la maggior parte della vendemmia veniva trasformato in vino Moscato, quindi imbottigliato e commercializzato.
L’Asti Spumante viene ricavato con uve al 100% di vite Moscato bianco, questo vino è degustato nelle grandi occasioni, con il suo gusto delicatamente dolce e aromatico, si adatta con qualsiasi dessert, viene servito a temperatura di 5-7 gradi e si consuma giovane.
Il Moscato d’Asti è la versione naturale delle uve che si ricava L’Asti Spumante, ma di gradazione inferiore. Il suo sapore dolce e delicato, lo rende ad essere un ottimo vino da fine pasto, accompagnandosi a qualsiasi tipo di dolci, va servito fresco e si consuma giovane.
L’Asti Spumante e il Moscato D’Asti si pregiano del marchio D.O.C.G.
La D.O.C.G. (Denominazione di origine controllata e garantita) è un marchio che viene attribuito a tutti i vini D.O.C. (Denominazione di origine controllata)
di “particolare pregio qualitativo” e di notorietà nazionale e internazionale. Questi vini vengono sottoposti a severi controlli e non possono essere commercializzati in recipienti che superano i 5 litri, tutte le bottiglie devono portare un contrassegno dello Stato che ne dà l’origine, la garanzie e il numero.