Sigarette elettroniche: presto equiparate ai medicinali
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Il fenomeno delle sigarette elettroniche si è propagato sfruttando un vuoto normativo degli Stati membri. L’Unione prepara un disegno per regolarne la commercializzazione, equiparandole ai medicinali.
Al di là della bontà o meno delle sigarette elettroniche, è inevitabile constatare come buona parte del loro successo commerciale sia stato favorito dall’impreparazione regolamentare dei singoli Stati.
L’assenza di norme ha permesso che queste si diffondessero a macchia d’olio aprendo una nuova opportunità di mercato per quei tanti soggetti che hanno deciso di investire sul settore. Per tutti questi, si profila una vera e propria doccia fredda. L’Unione Europea, infatti, pare abbia deciso di intervenire accelerando e armonizzando la regolamentazione in materia all’interno dei Paesi Membri.
La Commissione guidata da Barroso ha varato una direttiva che equipara le sigarette elettroniche dotate di vaporizzatori con capacità di nicotina oltre i due milligrammi (praticamente la quasi totalità del mercato) a medicinali, sottoponendole, dunque, alla stessa regolamentazione che vige su questi ultimi. Comprese le modalità e luoghi di commercializzazione.
Per quanto l’iter di tale procedimento sia ancora lungo, il suo varo definitivo è previsto per il 2014, anno in cui le e-cig prenderanno posto sui banconi delle farmacie. Un risposta dura e molto restrittiva quella della UE, che ha deciso di superare lo stesso di impasse che ha contraddistinto tutta la prima fase del boom delle sigarette elettroniche.
Una risposta che taglia di netto le speranze di un comparto che era venuto a crearsi dal nulla ed in pochissimo tempo. 1.500 negozi specializzati che saranno costretti probabilmente a chiudere i battenti mandando a casa i circa 4mila impiegati del comparto.
Una scelta, quella dell’Unione Europea, che pare dettata principalmente dai dubbi che circondano questo prodotto riguardo le sue potenziali ricadute sulla salute. Una chiusura preventiva in attesa che la macchina della ricerca, già messasi in moto, possa fornire dati adeguati ad un giudizio di valore maggiormente ragionato e che possa poggiarsi su basi scientifiche solide.
D’altra parte, non si può non notare come, la proliferazione della sigaretta elettronica stesse rappresentando una potenziale minaccia non da poco conto per le esigenti casse dell’erario.
Il fatturato del comparto, secondo dati provvisti dall’Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico), toccherà nel 2013 i 350 milioni di €, mentre l’Electronic Cigarette Industry Trade Association stima che l’intero mercato europeo abbia toccato i 400-500 milioni di € di volume rivelando una incompatibilità con i dati forniti a livello nazionale e denotando, se possibile, la fuggevolezza del prodotto che impedisce misurazioni adeguate. In ogni caso è possibile pensare che, i ritmi di crescita dei consumi (si parla di una base che sta tra il 20% ed il 30% ogni mese) di un prodotto fuori dal controllo dei Monopoli di Stato possa comportare una perdita di introiti tra i 2 ed i 3 miliardi l’anno per le casse pubbliche.
Se è certo che vi sia una necessità di regolamentazione di un settore che rischia di dare sempre più spazio a prodotti provenienti da mercati poco controllati (gran parte delle forniture arrivano dalla Cina e gli ordini vengono effettuati in rete) è però lecito chiedersi se la scelta di rafforzare ancor di più il rigido settore delle farmacie sia la mossa giusta da applicare in una fase dominata ancora dall’incertezza come quella che stiamo attraversando.
Luigi Gaudio
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