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77 esemplari spiaggiati forse a causa del Morbillo
Si aggiorna brutto pallottoliere dei delfini trovati morti, spiaggiati lungo le coste italiane del mar Tirreno: secondo il Ministero dell’Ambiente sono 77 gli esemplari di stenella striata (stenella coeruleoalba) misteriosamente spiaggiati, e morti, dal 1 gennaio 2013 ad oggi.
Con l’ultimo dato aggiornato, la Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi, creata in collaborazione tra il Ministero dell’Ambiente e quello della Salute, ha elaborato il primo rapporto (seppur provvisorio) sulla vicenda; scrive il Ministero dell’Ambiente:
il 50% delle stenelle finora esaminate (12 su 24) è risultato infetto dal virus del morbillo (dolphin morbillivirus), responsabile in passato di due gravi epidemie nel Mediterraneo (tra il 1990 e il 1992 e tra il 2006 e il 2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo.
Sarebbe dunque non il batterio photobacterium damselae, che può causare sindrome emolitica e lesioni ulcerative ai mammiferi marini, ma il virus del morbillo la causa di questi numerosi decessi.
La prima ipotesi infatti, quella dell’infezione di origine batterica, è stata ridimensionata dalla Rete istituita dal ministero, seppur nel 60% dei casi sia stata riscontrata la presenza del batterio;
Il ruolo di questo agente nell’anomalia in corso rimane tuttavia ancora da comprendere.
I ricercatori hanno evidenziato un quadro generale piuttosto critico: tutti gli esemplari osservati infatti erano infestati da parassiti, indice di un quadro immunitario fortemente compromesso. Sull’eventualità che queste morti siano correlate all’inquinamento il ministero scrive chiaramente:
Si tende comunque a escludere episodi di tossicità acuta dovuta all’inquinamento, poiché una circostanza di questo tipo avrebbe danneggiato più specie e tutte nello stesso momento.
E’ stata confermata la continuazione dei rilievi e delle ricerche di ulteriori mammiferi spiaggiati.
Via | Ministero dell’Ambiente
Balena spiaggiata in Toscana: una morte annunciata dai delfini
Una balenottera di 17m per 2,5 tonnellate è stata ritrovata a Rosignano, vicino Cecina, lungo litorale livornese, spiaggiatasi a due passi da uno stabilimento balneare: il cetaceo, avvistato da giorni, è arrivato a terra il 19 marzo scorso, già morto.
Questo è solo l’ennesimo episodio di un cetaceo, dopo che oltre 80 stenelle striate (un tipo di delfino dei nostri mari), morte lungo le nostre coste tirreniche; le cifre del 2013 hanno sballato completamente ogni statistica precedente: non si era mai vista una morìa simile.
Si avvicinava alla spiaggia con un movimento irreale, sospinta da onde e correnti: era già morta poveretta
è la triste testimonianza di alcuni pescatori toscani al Corriere della Sera. La balenottera era morta da giorni, ben prima di spiaggiarsi a Rosignano; per morire ha scelto un tratto di mare e di spiaggia del cosiddetto Santuario dei cetacei; niente di così strano, per carità, ma la morìa di delfini che ha preceduto il decesso di questo grande cetaceo ha fatto saltare la mosca al naso, ormai da settimane, al Ministero dell’Ambiente ed alla Rete nazionale spiaggiamenti marittimi.
Esperti dell’Arpat e alcuni veterinari e biologi marini dell’Università di Padova hanno effettuato prelievi di tessuto dalla balena e già domani si dicono possibilisti di ottenere qualche notizia in più in merito a questo ennesimo misterioso decesso: il sospetto che si tratti della stessa forma di morbillo (dolphin morbillivirus) che ha colpito le stenelle è fortissimo: il fatto che si tratti in entrambe le fattispecie (stenelle e balenottera) di cetacei da, senza ulteriori elementi, quasi una conferma di questa infezione.
Inizialmente era stato ipotizzata la responsabilità del photobacterium damselae ma, per esser chiari e onesti, gli studiosi non sono ancora riusciti completamente a raccapezzarsi sulla questione.
Una morte decisamente annunciata, visti i trascorsi degli ultimi 3 mesi e mezzo, ma che viene assorbita come una specie di cataclisma naturale, nella totale incapacità di dare risposte concrete sulle cause e le soluzioni. Anche Greenpeace parla di una morte annunciata, provocata dall’inquinamento.
Ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna mare dell’associazione:
non esistono regole per limitare l’inquinamento proveniente dalla costa e il traffico marittimo. Purtroppo l’accumulo di agenti inquinanti può debilitare questi animali tanto da abbassarne le difese immunitarie e renderli suscettibili a infezioni che possono anche causarne la morte.
Il timore di molti è che la situazione possa degenerare velocemente: tra poco inizierà la danza d’amore (i corteggiamenti che propiziano la riproduzione dei cetacei) proprio in quel tratto di mare dove sono stati ritrovati la maggior parte dei delfini e, più recentemente, la balena; il timore è che si passi dall’amore alla morte.
Via | Corriere della Sera
94 delfini morti: il mistero delle stenelle si infittisce
Continua ad aggravarsi il bilancio delle stenelle striate ritrovate senza vita lungo le coste tirreniche dello Stivale: secondo la Banca dati spiaggiamenti (Bds) il numero di delfini morti è salito a 94 esemplari.
L’ultimo rapporto sugli spiaggiamenti tratta queste misteriose morti, la cui causa è appunto ancora sconosciuta (in merito sono state formulate solo delle ipotesi), con dati di più ampio respiro: nel primo trimestre 2013 infatti risultano spiaggiati 125 animali di cui: 94 stenelle stiate (delfini), 10 Tursiops truncatus (il tursiope o delfino dal naso a bottiglia), 3 Grampus griseus (grampo o delfino di Risso), 1 Balaenoptera physalus (la balenottera comune), 1 Globicephala melas (globicefalo) e 16 animali non identificati.
L’ultimo caso di stenella arenatasi e morta sulle coste italiane è stato registrato il 31 marzo scorso nei pressi di Talamone (Gr); nell’ultimo rapporto pubblicato dalla Banca Dati SpiFlickraggiamenti si legge:
Il dato appare molto superiore alle medie mensili registrate negli anni precedenti e in particolare la specie stenella (Stenella coeruleoalba) mostra un incremento di circa 8 volte rispetto alle medie degli ultimi 10 e 20 anni. Anche il numero di esemplari non identificati a causa dell’avanzato stato di decomposizione appare lievemente superiore, o perché tali “undetermined” in alcuni casi possono essere stenelle, o semplicemente per l’aumentata l’attenzione anche per carcasse e resti in precedenza non considerati.
Se nella conta dei morti i dati sono aggiornati con costanza inquietante, sulle cause le ipotesi sono ancora vaghe ed incerte: per il Ministero dell’Ambiente al momento i “principali indagati” rimangono un protobatterio (photobacterium damselae) ed il morbillo (morbillivirus delphini), anche se questa seconda ipotesi sembra volgere al tramonto; secondo le ultime scoperte dei ricercatori del Cert (Cetaceans stranding emergency response team)
[…] il virus è stato rintracciato in circa il 35% delle carcasse finora analizzate (aveva sofferto il morbillo circa il 50% dei delfini trovati nelle prime settimane dell’anno).
I ricercatori attualmente pare si concentrino fortemente sul quadro immunitario (fortemente compromesso) dei cadaveri dei mammiferi marini ritrovati lungo le nostre coste cosa che, unita al fatto che durante le autopsie non sono state riscontrate le lesioni ai tessuti tipiche delle infezioni mortali, sta aprendo anche all’ipotesi inedia: quasi tutti gli animali ritrovati infatti non mangiavano da giorni.
Le stenelle si cibano prevalentemente di piccole prede; naselli, seppie, calamari e sogliole, tutte specie soggette a attività di pesca intensiva, sopratutto nei tratti costieri tirrenici.
Secondo i ricercatori è possibile che l’aumento demografico delle stenelle abbia invaso l’habitat del delfino comune (scomparso dalle nostre acque negli ultimi 10 anni ed emigrato verso il mar Egeo e le acque adiacenti allo Stretto di Gibilterra): ciò potrebbe aver portato le stenelle in habitat costieri meno salubri rispetto al mare aperto.
Le tre cose (aumento demografico, pesca intensiva e conseguente scarsità di cibo, ambienti poco salubri) potrebbero rappresentare con tutta probabilità le tre concause principali di questa morìa decisamente straordinaria. Secondo ACCOBAMS (unFlickr accordo intergovernativo per la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle contigue aree atlantiche, firmato nel 1996 da quasi tutti i paesi del Mediterraneo, compresa l’Italia) virus o batteri da soli non spiegano questa morìa di stenelle: in questa breve relazione pubblicata il 15 febbraio (quindi non aggiornata ad oggi) ACCOBAMS scrive che visti i trascorsi epidemici nel Tirreno i delfini avrebbero dovuto sviluppare gli anticorpi necessari (ci furono due precedenti morìe, nel 1990-91 e nel 2007-11).
L’immunodepressione di tutti gli animali ritrovati però dovrebbe far pensare a cause legate all’inquinamento (cosa velatamente paventata anche ufficialmente, dal Ministero dell’Ambiente, quando scrive:
[…] E’ dunque possibile che l’aumento demografico abbia esposto le stenelle a habitat costieri con acque meno salubri rispetto al mare aperto. […] il poco cibo disponibile, più inquinato a causa dell’invasione di habitat costieri. […]
Un’ipotesi, quella di ACCOBAMS, non indicativa, che necessita di ulteriori dati e verifiche che però possono essere raccolte nel breve periodo: basterebbe chiedere a Francia e Spagna di fornire i più recenti dati disponibili sulla mortalità dei cetacei lungo le loro coste.
Via | Ministero dell’Ambiente