La rimozione amianto: una questione ancora irrisolta

bonifica amiantoAnche a venticinque anni dalla legge che ne proibì l’ulteriore utilizzo, promulgata nel 1992, e che diede inizio all’enorme lavoro di rimozione dell’amianto da tutti i numerosi edifici dove era impiegato come isolante, la situazione in Italia è ben lontana dall’essere risolta.

L’amianto è stato un isolante d’elezione – efficace, semplice da utilizzare – per molti anni, e il suo uso in edilizia ha coinvolto edifici residenziali, commerciali e industriali; una tale massa di fabbricati che, appunto, neppure in due decenni e mezzo è stato ancora possibile eliminarlo da tutti.

Nè si pensi che il problema sia vicino alla soluzione: sono ancora milioni (fonte: recoveritalia.com) gli edifici che devono ancora essere sottoposti all’intera procedura di bonifica.

Può essere utile, per identificare la reale portata della questione, rammentare brevemente perchè sia stato vietato l’utilizzo dell’amianto, e quali rischi comporti la sua presenza sul territorio.

Amianto: le ragioni di un impiego massiccio…
L’amianto è un materiale di struttura fibrosa, che può avere diverse origini minerali e prendere diversi nomi. I due tipi di amianto più utilizzati in edilizia sono stati il crisotilo e la tremolite.

 

Il primo è un silicato di magnesio che in natura si presenta sotto forma di aggregati di fibre biancastre lunghe anche fino a mezzo metro: esibisce eccellenti capacità di resistenza al calore, e può essere tessuto.

 

La tremolite, invece, si presenta anch’essa in fibre di grande lunghezza, ma era apprezzata maggiormente per le capacità di isolamento elettrico. Queste caratteristiche hanno fatto sì che nel dopoguerra l’amianto venisse impiegato per coperture edilizie di ogni genere, dalle case, alle scuole, alle fabbriche.

… e quelle di un abbandono definitivo

La rimozione amianto oggi prevista dalla legge nonostante un utilizzo tanto intenso nel passato è stata resa necessaria dall’estrema tossicità esibita dall’amianto.

 

Quella stessa struttura fibrosa che lo rende un materiale isolante dalle performance tanto eccellenti, infatti, ha purtroppo la tendenza a sfaldarsi con il tempo, disperdendo nell’ambiente microscopiche particelle.
 

Tale particolato, se inalato, è un cancerogeno di dimostrata pericolosità; il suo accumulo nelle vie respiratorie e nei polmoni di chi vi è esposto con frequenza porta all’insorgere di mesoteliomi e tumori ai polmoni, ed è provato come aggravi altri tipi di cancro, come quelli alla prostata, al seno e alle ovaie.

 

Esiste del resto una malattia che prende il nome direttamente dal materiale: l’asbestosi. Di fronte a tale comprovato rischio per la salute, le ragioni per provvedere all’eliminazione sono evidenti e pressanti.

 

Come risolvere il problema?
La mole stessa di lavoro ancora da svolgere per eliminare del tutto i pericoli legati all’amianto e alla sua presenza sul territorio – nelle coperture dei capannoni industriali, nelle canne fumarie delle case, nelle pareti delle scuole – rende la rimozione un compito mastodontico.

 

Ma oltre a ciò, deve essere considerata la complessità stessa di ogni singolo intervento di rimozione: ogni danno all’amianto, infatti, rischia di liberare immediatamente una grande quantità di fibre tossiche, ed è quindi necessario provvedere alla rimozione senza che i pannelli inizino a sfaldarsi.

 

Per questa ragione, dove possibile, la legge stessa prevede, come alternativa alla rimozione dell’amianto, il suo incapsulamento; si tratta della stesura di un doppio strato compattante e protettivo, che protegga i pannelli da futura usura e logorio e quindi impedisca che vengano immesse nell’ambiente particelle tossiche.

 

La procedura è possibile però soltanto in presenza di amianto perfettamente integro, come può verificarsi nelle ultime installazioni risalenti ai primi anni ’90; in tutti gli altri casi è necessario uno smontaggio accurato e preciso dei pannelli e degli ondulati, in atmosfera intensamente umidificata per scongiurare lo sfaldamento.

 

Immediatamente dopo le aziende specializzate che provvedono al lavoro debbono sigillare in appositi contenitori il materiale recuperato e portarlo con la massima rapidità presso una delle discariche autorizzate e certificate per procedere al suo smaltimento.

Un compito che parte da ogni proprietario d’immobile, che deve interessarsi in prima persona all’avvio delle procedure di rimozione dell’amianto, e che va a favore dell’ambiente e della salute per tutta la popolazione.