Si parla tanto del mondo fotovoltaico ma, in un futuro non troppo lontano, come si evolverà? Quali sono le possibili evoluzioni bio-eco-compatibili di questo settore che negli ultimi anni ha permesso al Bel Paese di scalare i vertici delle classifiche internazionali per potenza installata?
Fotovoltaico bio-eco-compatibile, le possibile evoluzioni del settore
I pannelli fotovoltaici sono stati per molte famiglie italiane una vera e propria scommessa nel futuro, ma anche un investimento valido, redditizio e soprattutto green. Infatti ad oggi va detto che i pannelli fotovoltaici al silicio o al telloruro di cadmio sono la tecnologia più affidabile che consente di ricavare energia dal sole, con garanzia di resa energetica e durata nel tempo.
Tuttavia questi, pur essendo considerati green, non possono anche essere veramente considerati bio sostenibili: mentre per i pannelli fotovoltaici al sicilio lo smaltimento é più semplice essendo questi composti principalmente da sabbia e cristallo, per quelli al telloruro di cadmio vi sono notevoli problemi essendo questo un materiale tossico. In entrambi i casi la produzione necessita elevate temperature che comportano costi elevati e scarichi altamente inquinanti, anche se certamente essi consentono di ridurre moltissimo l’emissione in atmosfera di CO2 derivante dalla produzione di energia con metodi tradizionali basati su fonti di energia non rinnovabili.
Le ricerche in atto lasciano pensare che in un futuro vi saranno ben altre soluzioni bio-eco-sostenibili alternative rispetto ai pannelli fotovoltaici tradizionali. Infatti prendendo a modello il processo naturale della fotosintesi clorofilliana, molti studiosi stanno sviluppando tecnologie volte a sviluppare una nuova generazione di pannelli fotovoltaici, denominati “organici”. Nelle celle fotovoltaiche organiche viene impiegata una miscela di materiali nei quali un pigmento assorbe la radiazione solare e gli altri assorbono la carica per produrre elettricità. Quindi, per dirlo in modo ancora più semplice, i raggi del sole vengono catturati da speciali pigmenti che sono in grado di trasformarli in energia elettrica, esattamente come avviene nelle piante laddove i raggi solari vengono catturati dalla clorofilla, il pigmento che dona il colore verde alle piante, e utilizzati per trasformare acqua ed anidride carbonica in glucosio.
A seconda dunque della miscela di materiali utilizzata nelle celle solari organiche otterremo delle solu
zioni più o meno bio-eco-sostenibili, e tra queste le più interessanti sono quelle biologiche dove i pigmenti utilizzati per assorbire la radiazione solare sono totalmente naturali.
In tale segmento, l’Italia é all’avanguardia tanto che l‘Università di Ingegneria Elettronica “Tor Vergata” di Roma ha sviluppato delle celle fotovoltaiche dove i pigmenti sono presi dai frutti di bosco. Questi infatti hanno una alta capacità di assorbire la luce del sole. Il vantaggio principale dei pannelli solari ai pigmenti di frutti di bosco é nei ridotti costi di produzione e soprattutto nei ridotti costi di installazione considerato che tali pannelli non sono ingombranti come quelli tradizionali ma anzi possono essere addirittura flessibili ed impiegati per essere stesi sopra edifici o altri luoghi essendo semi-trasparenti. Unico neo, la efficienza di conversione, ovvero la capacità di trasformare l’energia solare in energia elettrica pari oggi a circa il 4%, ancora poco rispetto a un 20-25% di un pannello fotovoltaico tradizionale. Risolto tale problema i pannelli fotovoltaici organici potranno divenire la soluzione bio-eco-sostenibile ed economicamente redditizia sostitutiva dei classici pannelli fotovoltaici.