Come scegliere una crema solare che non inquina?

Al giorno d’oggi, sempre più marchi commercializzano prodotti sostenibili, ecologici e sicuri per l’ambiente.

Un’attenzione particolare andrebbe tenuta per le creme solari, che sono uno dei cosmetici più inquinanti per l’ambiente, soprattutto per la barriera corallina.

Oggi vedremo perché sono così inquinanti, e capiremo anche come scegliere delle creme solari che non inquinino l’ambiente!

Le creme solari “bandite”

Forse non tutti sanno che alcuni tipi di creme solari, con filtri chimici, sono letteralmente bandite in certi paesi.

Hawaii, Key West in Florida, Palau, Isole Vergini americane, Aruba, Bonaire e Messico, solo per citare alcuni Paesi, hanno vietato i filtri solari chimici.

Il divieto è entrato in vigore in modi diversi e in momenti diversi in ogni località. È probabile che presto altri paesi e città seguano l’esempio con i propri divieti.

Questo, perché circa il 60% delle barriere coralline è attualmente minacciato da diversi impatti, comprese le sostanze chimiche presenti nei prodotti solari cosmetici.

Per questo diversi Paesi nel mondo hanno intrapreso azioni normative vietando gli ingredienti tossici per la protezione solare sul loro terreno.

Persino in Unione Europea stanno entrando in vigore regolamentazioni più stringenti! Infatti la Commissione Europea ha pubblicato nel 2022 un regolamento riguardante un limite all’uso dei filtri chimici UV Benzofenone-3 e Octocrylene.

Questo sia a causa delle proprietà di interferenza endocrina segnalate dal Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (SCCS) sia dei possibili danni che potrebbero svolgere nei confronti della barriera corallina!

I danni dei solari alla barriera corallina

La crema solare che mettiamo sulla nostra pelle finisce nell’acqua. Gli ingredienti dei nostri filtri solari sono spesso dannosi per la vita marina.

Uno studio della National Academy of Science del 2022 ha mostrato come alcune delle sostanze chimiche presenti nelle creme solari e in altri prodotti per la salute personale minacciano la salute delle barriere coralline.

Il modo in cui questi e altri composti influenzano gli ecosistemi della barriera corallina rimane un’area di ricerca attiva.

Secondo le prime analisi alcuni filtri solari andrebbero ad interagire con la crescita del plancton, e potrebbero in questo modo intossicare tanto i pesci quanto i coralli.

Nel caso dei coralli verrebbe ostacolata la crescita, indebolendolo anche nei confronti dei virus esterni e causandone spesso la morte.

Quando coralli e alghe muoiono, non possono più fornire al corallo ossigeno e nutrimento alla fauna che se ne ciba, indirettamente distruggendo l’intero ecosistema associato.

Più nello specifico lo studio evidenzierebbe diversi effetti dei filtri solari:

  • Alghe verdi: possono compromettere la crescita e la fotosintesi.
  • Corallo: si accumulano nei tessuti. Possono indurre lo sbiancamento, danneggiare il DNA, alterare la crescita e persino uccidere.
  • Cozze: possono indurre difetti nella crescita.
  • Ricci di mare: possono danneggiare il sistema immunitario e riproduttivo e provocare deformazioni.
  • Pesci: possono ridurre la fertilità e la riproduzione e causare caratteristiche femminili nei pesci maschi.
  • Delfini: possono accumularsi nei tessuti ed essere trasferiti ai giovani, dando alterazioni endocrine.

Nello studio, in particolare sono stati evidenziati questi filtri chimici solari a rischio per la fauna marina: Oxybenzone, Benzophenone-1, Benzophenone-8, OD-PABA, 4-Methylbenzylidene canphor, 3-Benzylidene canphor, nano-Titanium dioxide, nano-Zinc oxide, Octinoxate, Octocrylene

Filtri UV: minerale vs. chimico

Ogni crema solare contiene filtri UV per proteggere la pelle dal sole. Un filtro in realtà intrappola e assorbe i raggi del sole prima che possano danneggiare la pelle e le cellule della pelle. Hai all’incirca due scelte: filtri chimici o filtri minerali.

Chiamiamo anche filtri minerali filtri fisici o filtri naturali. Ma quali sono i più sostenibili?

In realtà è molto difficile da dire.

Esistono filtri accettabili e meno accettabili in entrambe le categorie. Si tende a dire che è meglio puntare sui filtri minerali, ma purtroppo non è così semplice.

I ricercatori non sono ancora d’accordo e nemmeno i diversi marchi. Tuttavia, tutti sembrano concordare sul fatto che i filtri chimici penetrano nella pelle e possono quindi finire nel flusso sanguigno e persino nelle urine.

Il filtro chimico converte in calore la radiazione UV negli strati profondi della pelle.

E per quanto riguarda i filtri minerali? L’ultima parola non è stata ancora detta. Un filtro minerale riflette il sole (e quindi la radiazione UV) depositando uno strato sulla pelle invece di essere assorbito dalla pelle.

Tuttavia alcuni ricercatori e marchi indicano che anche questi filtri minerali assorbono, proprio come i filtri chimici, soprattutto quando si tratta di filtri solari minerali nella forma nanometrica.

Alcuni esempi di filtri minerali?

L’ossibenzone è un filtro chimico ampiamente utilizzato, così come l’octinoxato e il PABA. Anche Tinosorb S e Tinosorb M.

In tutti questi casi si tratta di filtri chimici che assorbono e riflettono la luce solare (proprio come i filtri minerali).

I filtri minerali più popolari sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio. Secondo gli ultimi studi, infatti, l’ossido di zinco pare offra una protezione migliore. Invece, il biossido di titanio pare sia migliore per la vita marina.

Per questo, nella scelta di creme solari minerali, si tende a preferire creme che contengono una combinazione di entrambi. Per chi fosse interessato è stata fatta un’analisi approfondita qui.

Come accennato, molte ricerche sono ancora in corso e ci sono sempre nuovi risultati di ricerca.

In poche parole, i filtri chimici possono scatenare reazioni allergiche, dare alterazioni agli ormoni e in certe concentrazioni risultare addirittura cancerogeni.

Tuttavia, non TUTTI i filtri chimici sono ugualmente cattivi e non TUTTI i filtri minerali sono ugualmente buoni! Con i filtri minerali (ossido di zinco e biossido di titanio), i rischi per la salute sono tendenzialmente minimi e le reazioni allergiche rare.

Le nanoparticelle nelle creme solari

I produttori di creme solari cercano di prevenire il famigerato strato bianco creato dai filtri minerali aggiungendo nanoparticelle al prodotto.

Una nanoparticella è una minuscola particella che rende le creme più facilmente spalmabili. Nel caso del biossido di titanio, significa semplicemente che hanno reso il biossido di titanio estremamente piccolo e dovrebbe quindi essere definito nano.

Una nanoparticella non è necessariamente microplastica, ma potrebbe esserlo.

Nessuna scia bianca, migliore spalmabilità, teoricamente sostenibile per l’ambiente: è quello che tutti vorremmo, ma più piccole sono le particelle, maggiore è la probabilità che penetrino nella pelle.

Se vai a nuotare in mare con una protezione solare del genere, quelle nanoparticelle finiranno anche nelle branchie e nel cervello dei pesci, per esempio.

A partire da una certa quantità o composizione, i produttori sono obbligati a inserire “nano” nell’elenco degli ingredienti.

Non è necessario menzionare quantità limitate, quindi possono ancora esserci nanoparticelle nei filtri solari non nano. Questi prodotti hanno spesso un rivestimento per ingrandire le nanoparticelle in modo che rimangano sulla pelle.

Ma non sembra del tutto giusto metterlo sulla confezione come protezione solare non nano, vero? I regolamenti dell’UE sono quindi diventati più severi.

Di conseguenza, le creme solari sostenibili che di recente erano non nano ora contengono improvvisamente nanoparticelle. Mentre nulla è cambiato nella sostanza.

Sempre secondo le linee guida dell’Unione Europea, le nanoparticelle non dovrebbero più essere negli spray perché possono essere cancerogene se inalate.

Dunque, un livello ancora maggiore di sicurezza consiste nel scegliere creme solari spray, che per legge non potranno avere particelle nano.

Va anche detto il rischio per la salute con ossido di zinco nano e non nano e biossido di titanio è molto basso, secondo l’Environmental Working Group.

L’associazione infatti sostiene che i filtri solari al biossido di titanio non esistono nemmeno senza nanoparticelle. Secondo loro, le nanoparticelle e il biossido di titanio vanno di pari passo.

Tuttavia, le nanoparticelle di una marca possono essere più grandi o più piccole di quelle di un’altra marca. Per questo, sostengono che i filtri al biossido di titanio (comprese le nanoparticelle) sono ancora l’opzione migliore per l’oceano e che penetreranno a malapena nella pelle, indipendentemente dalle dimensioni.

Conclusione?

Le nanoparticelle di una crema solare non sono come altre. Il modo in cui una tale nanoparticella funziona e se è sicura dipende da molte cose (reazione alla luce solare, dimensione, forma, effetto sulla cellula e così via).

Le nanoparticelle, quindi, non sono necessariamente “cattive”, ma sicuramente creano confusione!

Quindi come si scegliere una crema solare che non inquina?

Naturalmente, ogni marchio afferma di utilizzare i migliori ingredienti per la pelle e per l’ambiente.

È difficile per noi persone comuni determinare quale marca sia giusta. Fortunatamente, ci sono anche alcuni “semplici” punti di partenza – se non vuoi farne uno studio scientifico.

In questo modo, farai la scelta più sostenibile ed ecologica possibile.

Per scegliere con consapevolezza dovrai controllare la lista ingredienti. Ma niente paura, dovrai cercarne solo pochi!

Questi sono i tre maggiori ingredienti a rischi, che potremmo incontrare in Europa:

  • Oxybenzone / Ossibenzone / Benzofen-3 / bp-3
  • Octocrylene / ottocrilene
  • Octyl methoxycinnamate / Ottilmetossicinnamato /ottinoxato
  • PABA (acido para-amino-benzoico)

Se sai di avere la pelle sensibile, è meglio evitare anche:

  • Alcol
  • Parabeni
  • Fragranze

Questi, invece, gli ingredienti che dovrebbero essere preferiti:

  • Ossido di zinco (preferenza per non nano)
  • Diossido di titanio
  • Tinosorb

In generale, sappi che scegliere una crema solare definita “biologica” dal produttore, indica il fatto che usa filtri solari minerali.

Ovviamente applicare una protezione solare ecologica richiede un po’ di tempo per abituarsi. La maggior parte di queste creme sono meno spalmabili e più dense.

Soprattutto su gambe e braccia pelose, possono essere più difficili da applicare. E poiché non si assorbono nella pelle, lasciano una patina bianca, il cosiddetto effetto Casper!

Concludendo, scegliere una crema solare che non inquina non è così complicato come possa sembrare.

Opta per le indicazioni che abbiamo visto sopra, preferendo una formula non nano, a base minerale.

I filtri solari a base minerale restano la migliore scelta per l’ambiente, e sono gli unici non ancora chimicamente associati allo sbiancamento dei coralli.

Il prezzo da pagare potrebbe essere una pelle leggermente più bianca a causa della densità della crema.

Ma per salvare l’ambiente che ci circonda, ne varrà decisamente la pena.