Mais transgenico Pioneer, l’Europa decide: ‘no, sì, forse’
Mais transgenico Pioneer, l’Europa decide: ‘no, sì, forse’
Tranquilli, non sto vacillando nelle mie convinzioni. Rimango convinto che gli Ogm non servono all’agricoltura, rimango dell’idea che gli Ogm in agricoltura non siano nemmeno convenienti (perlomeno in un quadro di medio lungo periodo e in una visione di sistema, condizioni entrambe irrinunciabili a mio avviso per valutare …
via Il Fatto Quotidiano » Ogm:
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Mais transgenico Pioneer, l’Europa decide: ‘no, sì, forse’
Tranquilli, non sto vacillando nelle mie convinzioni. Rimango convinto che gli Ogm non servono all’agricoltura, rimango dell’idea che gli Ogm in agricoltura non siano nemmeno convenienti (perlomeno in un quadro di medio lungo periodo e in una visione di sistema, condizioni entrambe irrinunciabili a mio avviso per valutare qualsiasi innovazione), rimango pieno di dubbi circa i rischi di inquinamento genetico, rimango radicalmente contrario ai brevetti sui semi. E rimango con tanti altri interrogativi a cui non ho ancora trovato risposte soddisfacenti.
Il “no, sì, forse” non è mio ma è dell’Europa. Che ieri, nel Consiglio affari generali, era chiamata a dibattere sull’autorizzazione alla coltivazione del mais Pioneer 1507. Si tratta di un ogm sviluppato da Pioneer Hi Breed and Mycogen Seeds per produrre il Bacillus thurigiensis Cry1F, tossina che avrebbe l’obiettivo di contrastare la piralide del mais europea e di essere tollerante all’erbicida glufosinato-ammonio.
L’annosa questione dell’autorizzazione del mais ogm Pioneer 1507 è tornata sul tavolo europeo dopo lo stallo del 2009, quando gli stati membri, chiamati per la prima volta ad esprimersi, non raggiunsero la maggioranza qualificata necessaria per procedere. Il 6 novembre 2013 la Commissione europea ha presentato una proposta con importanti lacune giuridiche, chiedendo ai ministri nazionali di decidere in merito alla coltivazione del mais nei campi europei. Il 16 gennaio 2014 il Parlamento Europeo ha respinto quella che diventerebbe la seconda coltura geneticamente modificata di cui è autorizzata la coltivazione nel continente (l’altra è il mais Mon 810 di Monsanto).
Al di là dello specifico, questa vicenda ci racconta in maniera esemplare quale enorme pasticcio sia oggi il tema delle autorizzazioni degli Ogm in Europa (un pasticcio nel quale finisce per decidere la giustizia, che ovviamente non è chiamata a tenere conto di evidenze scientifiche, analisi economiche, opportunità strategiche e quant’altro). E come funzioni male (almeno in certi ambiti) questa Unione Europea così largamente incompiuta e così lontana e incomprensibile per i suoi cittadini.
Ecco il report che il notiziario di Agrapress fa della riunione di ieri.
«Si è chiuso con una serie di schermaglie giuridiche il dibattito al consiglio affari generali sull’autorizzazione alla coltivazione del mais pioneer 1507, tanto che la presidenza greca ha definito la riunione “un bel workshop sul funzionamento della procedura decisionale dell’unione europea”. nel corso del giro di tavolo, 20 paesi si sono dichiarati contro l’autorizzazione, quattro si sono astenuti e tre si sono dichiarati a favore. la schiacciante maggioranza di no, non una maggioranza qualificata (i voti al consiglio vengono ‘pesati’ a seconda della popolazione dello stato membro), per cui in caso di voto la decisione sarebbe passata alla commissione europea. vista la situazione, i paesi contrari si sono rivolti al commissario europeo tonio borg chiedendo il ritiro della proposta, ma il servizio giuridico del consiglio ha fatto presente che dopo un voto, la commissione europea non ha altra scelta che adottarla. a questo punto, la francia ha sostenuto che gli stati membri non hanno votato, ma soltanto espresso le proprie intenzioni di voto. non è chiarissimo se l’interpretazione francese sia stata accolta dalla presidenza greca, ma la palla passa comunque nelle mani della commissione europea, dato che oggi è l’ultimo giorno in cui il consiglio può votare, prima che l’esecutivo sia obbligato dai trattati ad adottare la proposta. quello che cambierebbe senza un voto formale in consiglio è il fatto che la commissione avrebbe il tempo di ritirare la propria proposta dato che, come ha osservato il ministro delle politiche comunitarie italiano enzo moavero, confortato dal servizio giuridico, in assenza di un voto del consiglio, questa conserva il proprio potere di iniziativa legislativa, che si può manifestare anche ritirando una proposta precedentemente presentata. resta quindi da vedere cosa deciderà la commissione. (…)»
Avete capito?
Parliamo di una richiesta di autorizzazione che nel 2009 non passò; una richiesta sulla quale a gennaio il Parlamento si è espresso in maniera negativa; una richiesta che ieri 19 Paesi su 28 hanno respinto*; una richiesta che solo 5 Paesi hanno approvato.
Parliamo di una maggioranza qualificata che è mancata perché la Germania si è astenuta (pare che a fronte di una larga maggioranza dell’opinione pubblica, delle organizzazioni di settore e della stessa politica, contraria, la Merkel abbia battuto i pugni sul tavolo e imposto questa astensione che vale però come un sì in questo caso!). Dunque parliamo di qualcosa che larghissima parte della politica europea non vuole ma che per i complicatissimi regolamenti europei forse troverà ugualmente una autorizzazione, concessa da una Commissione Europea in scadenza di mandato.
Come possiamo fidarci di questa Europa? Come possiamo fidarci delle sue (non) scelte?
*c’è una piccola differenza con quanto riportato da Agrapress: 19 Paesi contrari (Francia, Italia, Ungheria, Grecia, Romania, Polonia, Olanda, Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Slovenia), 5 a favore (Spagna, Regno Unito, Finlandia, Estonia e Svezia) e 4 astenuti (Germania, Portogallo, Repubblica Ceca e Belgio).
Qui maggiori informazioni sul mais 1507.
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