Api, un mondo in pericolo

Api, un mondo in pericolo

Api, un mondo in pericolo
“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita”. Non si sa per certo se Einstein abbia mai pronunciato questa frase ma non c’è dubbio che se le api scomparissero, le conseguenze per la produzione e l’approvvigionamento di cibo sarebbero devastanti.Le …

via Il Fatto Quotidiano » Pesticidi:

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“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita”. Non si sa per certo se Einstein abbia mai pronunciato questa frase ma non c’è dubbio che se le api scomparissero, le conseguenze per la produzione e l’approvvigionamento di cibo sarebbero devastanti.

Le api sono in pericolo. Secondo i dati della Fao, 71 delle 100 colture più importanti a livello globale vengono impollinate dalle api. Solo in Europa, ben 4 mila varietà agricole dipendono dalle api. In particolare, la produzione di pomodori, mele, fragole e mandorle subirebbe un vero e proprio tracollo. Il servizio di impollinazione naturale offerto dagli insetti viene stimato in circa 265 miliardi di euro l’anno. Anche dal punto di vista economico, la partita è grande ed esiste quindi tutto l’interesse a difendere questi insetti.

Oggi una grande minaccia per le api arriva dai pesticidi chimici utilizzati nell’agricoltura industriale. Per rendersene conto è interessante guardare il trailer italiano del film-documentario “Un mondo in pericolo” (More than honey) del regista svizzero Markus Imhoof. Grazie a una tecnologia di ripresa estremamente evoluta e dopo cinque anni di intenso lavoro, immagini impressionanti e uniche ci mostrano la vita all’interno di un alveare e il dramma della moria delle api causata dai pesticidi che la campagna di Greenpeace chiede di bandire su www.SalviamoLeApi.org

Morie e spopolamenti degli alveari sono un dramma ben noto anche agli apicoltori italiani. In un video girato fra pianura e montagna abbiamo raccolto la loro testimonianza. C’è la storia di Francesca, che ha le sua arnie in provincia di Pavia e Milano e racconta delle morie di api subite in corrispondenza delle coltivazioni di mais, durante l’utilizzo di sementi trattate con pesticidi neonicotinoidi. E Francesco, in Valtellina, che anche la scorsa primavera ha subito perdite causate dall’utilizzo di pesticidi sui meli in fioritura. È stato  costretto a correre ai ripari e spostare di gran carriera le arnie in un’area protetta.

Del declino delle api si è accorta anche la Commissione europea. Lo scorso 29 maggio ha ufficializzato l’adozione del bando europeo su tre pesticidi neonicotinoidi. Ma si tratta di un bando temporaneo della durata di due anni e limitato solo a determinate colture. Bisogna fare di più. Il primo passo è chiedere e ottenere l’eliminazione dei sette pesticidi più dannosi per le api: clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina. Su www.salviamoleapi.org è attiva la petizione indirizzata al ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo. Oltre a vietare l’uso dei pesticidi killer è necessario investire in ricerca, sviluppo e applicazione di pratiche agricole sostenibili.

Ognuno di noi, però, con tanti piccoli gesti quotidiani può fare qualcosa per garantire alle api un ambiente adatto alla loro sopravvivenza. Su www.salviamoleapi.org è possibile scaricare un kit d’azione con un volantino informativo da diffondere e moduli raccolta firme per la petizione al ministro De Girolamo. È disponibile anche un cartello per identificare “aree salva-api” da mettere in giardini, orti e balconi dove non vengono utilizzati insetticidi. E per i più operosi istruzioni su come costruire un rifugio per le api selvatiche e informazioni sui fiori più utili da seminare per fornire polline e, quindi, cibo per gli insetti impollinatori.

Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace

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